La vendetta alla Higuain di Michele Camporese

La vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo. A Michele Camporese è bastato attendere poco più di un anno per togliersi il classico sassolino dalla scarpa e così, dopo aver segnato il gol del vantaggio del Foggia contro la sua ex squadra, ha imitato il più celebre Gonzalo Higuain e nell’esultare per l’importante rete messa a segno si è polemicamente rivolto verso la tribuna dove sedeva il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, che un anno fa lo aveva ceduto ai satanelli nelle ultime ore di mercato.

The Joker è stato molto chiaro nelle interviste del dopopartita: “Mi sono preso una grande soddisfazione. Dopo la mia cessione sono state dette diverse cose che mi hanno fatto star molto male. E’ stata quindi una rivincita nei confronti di chi non c’è più ma anche di chi c’è ancora. Certe cose nel calcio ci stanno ma potevano essere fatte e soprattutto dette in maniera diversa”. Chiaro il riferimento all’ex tecnico Baroni e ad alcune dichiarazioni rilasciate un anno fa ai microfoni di Ottochannel dal patron Vigorito.

Un destino per certi versi simile a quello dell’altro componente della “coppia centrale dei miracoli”, Fabio Lucioni, che alla prima giornata esultò con grande slancio ad ogni gol della sua nuova squadra, scatenando l’ira dei tifosi giallorossi. Ma il difensore cresciuto nelle giovanili della Fiorentina, a differenza dell’ex capitano, ha maggiore dimestichezza nell’uso dei social e così ha deciso di chiarire subito la sua posizione, attraverso un post su Instagram: “Ognuno può pensare di me cosa vuole… Io posso solo dire che potevo anche non esultare, ma sono un professionista e non capisco perché non avrei dovuto. Il mio sfogo era riferito solo ed esclusivamente ad una persona, non di certo ai beneventani. Questo sia chiaro. E ricordatevi che Michele Camporese ha un grande rispetto verso Benevento e ne ha sempre parlato bene. Chi mi conosce lo sa”.

Del resto, anche quando andò via fu molto chiaro, sempre attraverso un post su Instagram: “Ci sono momenti in cui uno vorrebbe dire talmente tante cose. Forse l’unico modo per dirle tutte è stare zitto. (Cit. Leonardo Pieraccioni ). Grazie,
non aggiungo altro”.

Una delusione cocente, insomma, quella del mancato ritorno in Serie A, campionato nel quale il tecnico Sinisa Mihailovic lo aveva fatto esordire a 18 anni e in cui era tornato a giocare con la maglia dell’Empoli nella stagione 2015/2016. Una squadra, quest’ultima, in cui, oltre ai vari Saponara, Maccarone, Zielinski, Mario Rui, Paredes e Tonelli, militava anche l’attuale compagno di reparto Marco Zampelli che, come Camporese, ha vestito la maglia azzurra nelle varie Nazionali giovanili.

Ora, consumata la vendetta nei confronti del presidente Vigorito, The Joker guarda avanti e spera che il Collegio arbitrale del Coni annulli, o quanto meno riduca gli attuali 8 punti di penalizzazione, senza dei quali il suo Foggia occuperebbe il 6° posto in classifica assieme al Lecce. Sognare in fondo non costa nulla e tornare nella massima serie con la maglia rossonera rappresenterebbe un’ulteriore rivincita nei confronti di chi un anno fa non l’ha ritenuto adeguato alla categoria.

Tra Benevento e Foggia sarà una sfida particolare anche sugli spalti

Lo striscione con cui fu accolto un anno fa l’annuncio dell’arrivo di Roberto De Zerbi sulla panchina della Strega è l’emblema del rapporto non proprio idilliaco esistente tra le tifoserie del Benevento e del Foggia che, domenica sera, si ritroveranno per la prima volta contro nella serie cadetta.

Eppure fino al 2009 la tifoseria sannita e quella dauna erano gemellate. Poi, in occasione delle due semifinali dei play off per la promozione in Serie B, accadde qualcosa e il gemellaggio si tramutò in una forte rivalità che, nella stagione 2015/2016, fu rinfocolata anche dai continui screzi mediatici tra i tecnici Gaetano Auteri e Roberto De Zerbi.

Screzi, com’è noto, culminati nel burrascoso dopopartita che si registrò nella sala stampa dello stadio Zaccaria con De Zerbi che abbandonò la conferenza stampa post partita a seguito del diverbio avuto con un giornalista sannita e soprattutto con l’ex di turno Antonio Vacca, protagonista di uno “show” di pessimo gusto che ancora oggi resta uno dei maggiori esempi di trash calcistico.

Di qui, quindi, il clima di grande attesa che caratterizza in queste ore entrambe le tifoserie. La curva Sud, attraverso i propri canali social, ha già annunciato che verrà organizzata “una coreografia all’altezza della situazione”. Anche a Foggia fervono i preparativi per una trasferta sicuramente diversa dalle altre.

A testimonianza di tutto ciò ci sono anche i dati della prevendita (ieri sera erano già stati venduti 2.700 biglietti, di cui 900 per il settore ospiti) ed è facile prevedere che domenica sera verrà battuto il record di presenze registratosi nel derby con la Salernitana.

Insomma, i supporter giallorossi e rossoneri sono pronti a trasformarsi, ancora una volta, nel dodicesimo uomo in campo per spingere i propri beniamini verso una vittoria dal sapore sicuramente diverso dalle altre.

 

A Cittadella è stata soprattutto la vittoria di Cristian Bucchi e Pasquale Foggia

Quella di Cittadella è stata soprattutto la vittoria di Cristian Bucchi e Pasquale Foggia. Il tecnico romano ha sorpreso tutti rivoluzionando la squadra che aveva letteralmente tramortito la Salernitana venerdì scorso al Ciro Vigorito. E guai a parlare di turnover perché, come ha ribadito lo stesso Bucchi al termine della partita, “non esistono gerarchie, ho a disposizione un gruppo in cui tutti sono titolari e meritano di giocare”. E qui entra in gioco il direttore sportivo Foggia, a cui va riconosciuto il merito di aver messo a disposizione del tecnico una delle rose più forti e complete della Serie B.

Un mix di esperienza e voglia di emergere: dai sempiterni Maggio, Nocerino e Puggioni alle promesse Asencio, Bandinelli e Ricci, passando per Viola, Volta e Letizia, che rappresentano un vero e proprio lusso per la serie cadetta.

Ma a colpire maggiormente l’attenzione degli osservatori ieri sera è stata soprattutto la maturità della squadra, capace di lottare e soffrire sino all’ultimo minuto sul campo di una squadra, il Cittadella, che negli ultimi anni è posizionata stabilmente nelle parti alte della classifica.

Emblematici da questo punto di vista sono stati due episodi registratisi nel primo quarto d’ora della ripresa: la vibrante protesta del già nervoso tecnico dei veneti Venturato di fronte ai tentativi, peraltro andati a buon fine, dei giallorossi di far trascorre minuti preziosi attraverso espedienti vari; l’irruenta entrata in tackle scivolato tra tre avversari, al limite della propria area di rigore, di un arrembante Nocerino, venuto fuori alla distanza, quando la gara è entrata nella sua fase più delicata.

Ed è stato proprio l’ex Milan, Palermo e Juventus a indicare ai microfoni di Dazn la strada da seguire per riagguantare al primo tentativo la massima serie: “Non ho mai visto una squadra vincere scudetti o partite senza soffrire. Noi puntiamo a vincere ma sappiamo che dobbiamo soffrire e questa sera siamo stati maturi e intelligenti. Il campionato e le grandi vittorie passano anche da gare come questa che, oltre a rafforzare il morale, fanno bene anche alla nostra autostima”.

Parole da leader, come quelle pronunciate sabato scorso e dopo la gara di Venezia dall’altro vecio della Strega, Christian Maggio. Due veterani dei campi da gioco che con il trascorrere delle settimane stanno spazzando via le perplessità iniziali e stanno dando ragione a chi, come Cristian Bucchi e Pasquale Foggia, aveva deciso di puntare sulla loro esperienza per far crescere i numerosi giovani talenti presenti in rosa.

 

Il ritorno di Superbike

Quest’estate il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, gli aveva proposto un contratto da dirigente ma lui, Christian Maggio, nonostante l’età (compirà 36 anni a febbraio), ha deciso di continuare le sue instancabili corse sulla fascia destra. E per farlo ha scelto il Benevento, in Serie B, anche per accontentare i figli e la moglie Valeria Mettifogo, che non volevano assolutamente lasciare il capoluogo partenopeo, nonostante ci fosse la prospettiva di trasferirsi a Verona, città distante una manciata di chilometri da Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, dove sia Christian che Valeria sono nati. E a Benevento, dopo il clamoroso trasferimento di Lucioni al Lecce, hanno deciso anche di affidargli la fascia di capitano.

Un ruolo che ha ulteriormente caricato l’ex difensore del Napoli e della Nazionale che nelle prime uscite stagionali non è, però, riuscito a esprimersi al meglio, risultando addirittura tra i peggiori in campo nella vittoriosa trasferta di Venezia. Di qui i primi mugugni della piazza e qualche critica sui giornali.

Ma lui, Superbike, alle parole ha sempre preferito i fatti e soprattutto l’impegno costante sul campo di allenamento. Mai una polemica o una giustificazione, anche quando era costretto a giocare in Nazionale nel ruolo per lui allora inedito di quarto di difesa, mentre Mazzarri nel Napoli lo utilizzava stabilmente come cursore di fascia nel 3-5-2.

E così, con l’arrivo di Rafa Benitez sulla panchina degli azzurri e il conseguente cambio di modulo voluto tal tecnico spagnolo, Maggio ha iniziato la sua trasformazione in esterno della difesa a quattro, completata poi da quel Maurizio Sarri a cui, nonostante la delusione per il mancato utilizzo nell’ultima partita di campionato, ha comunque riservato parole di apprezzamento.

Per Christian Maggio, insomma, le difficoltà rappresentano uno stimolo a migliorarsi e così, alle critiche piovutegli addosso dopo la disastrosa prova di Venezia, ha preferito rispondere con una prova superlativa nel derby contro la Salernitana. Una prestazione coronata anche dal preziosissimo gol che ha sbloccato l’incontro.

Una gioia doppia, quindi, per il nuovo condottiero del Benevento che, tra l’altro, l’ultima rete l’aveva messa a segno in Europa League nel lontano 5 novembre 2015 contro i danesi del  Midtjiyland Football Club.

Al gol è seguito il tradizionale inchino, riservato stavolta si supporter giallorossi assiepati in Curva Nord. Un inchino che Superbike in cuor suo spera di ripetere ancora nel corso della stagione perché l’obiettivo dichiarato è quello di tornare a calcare nuovamente i campi della Serie A, stavolta con la maglia della Strega.

Il Benevento “asfalta” la Salernitana e lancia un forte segnale alle rivali

Le rivali sono avvertite: il Benevento c’è. Il poker rifilato ieri sera a una Salernitana spigolosa e compatta fino a quando è rimasta in partita è un infatti forte segnale alle dirette concorrenti per la promozione in Serie A, anche perché, al di là delle quattro reti realizzate, per la prima volta in questo campionato la porta di Puggioni è rimasta inviolata.

La partita di ieri sera ha, tra l’altro, evidenziato i progressi di capitan Maggio che, oltre a riscattare pienamente la deludente prestazione di Venezia, è apparso anche più tonico dal punto di vista fisico. Senza dimenticare, inoltre, che l’ex difensore del Napoli ha ritrovato l’appuntamento con il gol, che mancava dal lontano 5 novembre 2015 allorquando mise a segno una rete contro il Midtjylland in Europa League.

Ottimo anche il contributo del sempre più convincente Billong che, assieme al compagno di reparto Volta, ha eretto un vero e proprio muro sul quale sono andati ad infrangersi sia il possente Djuric che il guizzante Yallow, che pure domenica scorsa aveva letteralmente polverizzato la difesa del Padova con le sue micidiali progressioni a campo aperto.

Ma la forza del Benevento è stata soprattutto la capacità di ripartenza quando i granata, all’inizio del secondo tempo, hanno concesso qualche spazio nel tentativo di rimontare lo svantaggio maturato nei primi quarantacinque minuti. Tello, Improta, Ricci e il subentrante Insigne hanno rappresentato una vera e propria spina nel fianco per la difesa della Salernitana e l’ingresso di Asencio, al posto dell’esausto Coda, ha dato il colpo finale alla squadra di Colantuono che pure per una buona mezz’ora, nel primo tempo, aveva dato l’impressione di poter controllare la partita senza grossi affanni.

In definitiva, il trittico della verità (Salernitana, Cittadella e Foggia) è stato inaugurato nel migliore dei modi e il Benevento, pur con una partita in meno a causa del turno di riposo osservato alla seconda giornata di campionato, già intravede la testa della classifica che, com’è noto, è saldamente occupata proprio da quel Cittadella che il Benevento dovrà affrontare in trasferta nel prossimo turno.

Una partita, quella di martedì prossimo, che gli uomini di mister Bucchi potranno giocare con maggiore tranquillità e consapevolezza nei propri mezzi dopo il poker di gol rifilato ieri sera alla Salernitana. Una vittoria che, tra l’altro, ha anche consentito di interrompere un digiuno negli scontri diretti che durava dal 10 novembre 1985, quando il Benevento si impose tra le mura amiche grazie a una rete di Baldassarri.

 

Corsa contro il tempo per salvare le Universiadi e i lavori al Vigorito

Mentre a Milano si litiga, mettendo in forse la candidatura dell’Italia per le Olimpiadi invernali 2026, in Campania è ormai in atto una vera e propria corsa contro il tempo per salvare le Universiadi del 2019. Mancano, infatti, poco più di nove mesi al taglio del nastro dei Giochi – le gare sono programmate dal 3 al 14 luglio del 2019 – e gli impianti interessati all’evento sono nella migliore delle ipotesi dei cantieri aperti, come nel caso dello stadio San Paolo, che pure dovrà ospitare le manifestazioni di apertura e chiusura della kermesse sportiva.

Eppure la candidatura di Napoli è partita nel 2016. Due anni gettati via per ripicche personali tra governatore e sindaco di Napoli con il risultato che ci si è dovuti affidare l’organizzazione a un commissario con ampi poteri che si è ritrovato subito tra le mani la patata bollente dell’accoglienza delle delegazioni e degli atleti, oltre 10.000 persone, perché nessuno aveva pensato dove sistemarli.

Complessivamente ci sono finanziamenti per 270 milioni, di cui 170 messi dalla Regione e la restante parte dallo Stato (che, però, non fa parte dell’organizzazione), necessari per la ristrutturazione di 57 impianti sportivi, tra cui il campo di rugby di Pacevecchia (il cui adeguamento costerà 283.754,70 euro iva esclusa) e lo stadio Ciro Vigorito (il cui adeguamento costerà 864.987,08 euro iva esclusa).

Ad agosto la Centrale acquisti della Regione Campania ha completato l’attività d’espletamento della gara d’appalto per lo stadio Vigorito e annunciato che l’affidamento definitivo dei lavori (che prevedono la realizzazione della strada urbana di servizio, l’adeguamento alla cabina elettrica,  la riqualificazione della tribuna stampa, la riqualificazione della climatizzazione degli spogliatoi e l’installazione di nuovi seggiolini) sarebbe avvenuto entro pochi giorni in modo da consentire l’avvio dei cantieri entro il mese di settembre.

L’attività di verifica della società aggiudicataria dell’appalto è però ancora in corso, nonostante l’impresa sia stata scelta tra quelle presenti nella cosiddetta “white list” della Prefettura di Napoli e, quindi, non si comprende il motivo di questo strano ritardo nella firma del contratto, in mancanza del quale, com’è noto, il comune di Benevento non può nemmeno concordare il crono programma dei lavori con il Benevento Calcio e l’impresa aggiudicataria, ovvero la Costruzionitalia Srl di Gricignano d’Aversa.

Nel frattempo si avvicina inesorabilmente la fatidica data del 28 settembre, giorno in cui a Losanna il progetto delle Universiadi sarà sottoposto all’esame della Fisu (Federazione internazionale sport universitario) per il via libera definitivo. Il rischio di una clamorosa bocciatura è dietro l’angolo, nonostante che le Universiadi 2019 siano l’unica manifestazione sportiva che l’Italia ospiterà nel prossimo decennio.

Insomma, l’ennesima occasione perduta per dare un deciso segnale d’inversione rispetto alle fin qui fallimentari politiche di gestione dell’impiantisca sportiva italiana.