Un divorzio che parte da lontano

Lunedì sera al Vigorito è andato in scena l’ultimo atto di un divorzio, quello tra l’ex capitano Fabio Lucioni e il Benevento, che sembrava inimmaginabile il giorno della presentazione ufficiale della squadra all’hotel President. Eppure qualche segnale c’era già stato la scorsa estate quando il difensore di Terni era intenzionato ad andar via ma, forte dell’interessamento del Palermo, riuscì a strappare un contratto più “corposo” al presidente Oreste Vigorito.

Il vero spartiacque, però, è rappresentato da quello sventurato pomeriggio dello scorso 22 settembre. Lucioni era in viaggio con i compagni per Crotone quando sui media nazionali improvvisamente rimbalzò la notizia della sua sospensione perché positivo all’anabolizzante Clostebol.

Lucioni, contattato dall’Ansa, rilasciò una dichiarazione a caldo, probabilmente senza il placet della società. Una dichiarazione che tracciava irreversibilmente la linea difensiva da utilizzare in sede di giustizia sportiva: “Ho solo seguito le prescrizioni del medico del Benevento. Ho assunto, in totale buonafede, farmaci da lui indicati”. E prontamente scelse di affidare la sua difesa all’avvocato Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, mentre il patron del Benevento Oreste Vigorito si affidò invece alla collaudata sapienza dell’avvocato Eduardo Chiacchio.

E’ in quel momento che probabilmente le strade di Fabio Lucioni e del Benevento hanno iniziato a dividersi e il difensore di Terni, tra i migliori in assoluto della Serie B, ha imboccato la strada che lo ha portato, quest’estate, a vivere il ritiro per certi versi  da separato in casa, anche a causa dell’arrivo di nuovi leader nello spogliatoio (voluti soprattutto dal direttore sportivo Pasquale Foggia) mentre lui, il capitano, a causa della squalifica era costretto a guardare i compagni dalla tribuna. E Lucioni, si sa, ama sempre essere protagonista, dentro ma anche fuori dal rettangolo di gioco.

E così nell’apparentemente tranquillo ritiro di Cascia lo scorso 20 luglio è deflagrata la bomba, dopo la pubblicazione della notizia del suo trasferimento al Lecce sul sito di Gianluca Di Marzio.

Un cambio di casacca che naturalmente non è stata accolto bene da una parte della tifoseria, che lo aveva elevato a idolo, quasi al livello dell’indimenticato Carmelo Imbriani, e che quindi si è sentita profondamente tradita da una scelta maturata così repentinamente.

La contestazione del Ciro Vigorito è stata quindi la naturale conseguenza di questa forte delusione che, forse, solo il tempo potrà stemperare, perché in fondo Fabio Lucioni resta pur sempre uno dei giocatori simbolo della storica doppia promozione dalla Lega Pro alla Serie A.

In ogni caso, a conferma del fatto che a scavare un solco, divenuto via via sempre più profondo, tra la società e il calciatore sia stato quel maledetto pomeriggio di circa un anno fa c’è anche da registrare la dichiarazione rilasciata a Ottochannel dal presidente Vigorito subito dopo il match con il Lecce: “La richiesta di sospensiva è stata fatta a suo tempo dal Benevento”.

Un modo elegante per smentire le trionfalistiche dichiarazioni rilasciate dal presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, subito dopo la decisione del Tar di sospendere la squalifica, e soprattutto per confermare indirettamente la bontà della scelta operata dalla società di affidarsi all’avvocato Eduardo Chiacchio che, ricordiamolo, è considerato uno dei maggiori esperti di diritto sportivo in circolazione.

L’entusiasmo per il nuovo Benevento, l’altra faccia della Campania calcistica

Mentre a Napoli si addensano molte ombre sull’esordio casalingo degli azzurri contro il Milan, a Benevento, l’altra faccia della Campania calcistica, si respira un’aria di grande ottimismo in vista dell’esordio stagionale in Serie B, in programma lunedì prossimo al Ciro Vigorito contro il Lecce degli ex Fabio Lucioni, Lorenzo Venuti e Pippo Falco (protagonisti della storica promozione in Serie A).

L’attesa cresce di giorno in giorno e la società si è vista persino costretta a prorogare la chiusura della campagna abbonamenti, visto l’assalto ai botteghini da parte dei tifosi della Strega.

Finora sono state vendute oltre 8.200 tessere e il Benevento guida saldamente la relativa classifica della serie cadetta, staccando nettamente il Foggia, fermo a circa 6.800 abbonamenti, il Verona e il Lecce, ferme invece a 6.000. Inoltre, è facile prevedere che lunedì sera verrà superato il numero degli spettatori che lo scorso anno assistettero all’esordio casalingo nella massima serie contro il Bologna (11.054). Allora gli Stregoni venivano dalla travolgente cavalcata dalla C alla A, stavolta hanno alle spalle una dignitosa ma pur sempre deludente retrocessione (con annesso ultimo posto in classifica).

Eppure nel capoluogo sannita si respira un’aria serena e si nutre grande ottimismo. La squadra è stata a dir poco rivoluzionate dal presidente Oreste Vigorito, che ha scelto Cristian Bucchi per sostituire Roberto De Zerbi. Entrambi, come si ricorderà, al Napoli nella stagione 2006/2007, che decretò il ritorno in Serie A degli azzurri dopo il doloroso fallimento e la faticosa ripartenza dalla Serie C.

E dal Napoli, tra l’altro, sono arrivati anche Christian Maggio, a cui i compagni hanno affidato la fascia di capitano, e Roberto Insigne, fratello del più blasonato “Lorenzinho”. Assieme a loro è arrivato all’ombra della Dormiente anche il napoletano Antonio Nocerino che, al pari del direttore sportivo Pasquale Foggia, la maglia azzurra l’hanno solo “sfiorata”. Senza dimenticare, poi, che a completare la pattuglia di napoletani veraci ci sono anche Gaetano Letizia (da Secondigliano) e Riccardo Improta (da Pozzuoli).

Del resto anche il presidente Oreste Vigorito è originario di Ercolano, vive in una villa sul mare a Posilipo e ricorda spesso di essere stato un abituale frequentatore del san Paolo ai tempi di Diego Armando Maradona. Ma lui, a differenza di Aurelio De Laurentiis, è amato dalla propria tifoseria, a cui ha già regalato un sogno e spera di poterne regalare presto un altro.

Insomma a Benevento, l’altra faccia della Campania calcistica, si guarda al futuro con ottimismo e serenità, perché il calcio è soprattutto passione e si può gioire anche per una retrocessione, come dimostrano le immagini dei tifosi sanniti in festa in occasione dell’ultima partita in Serie A dello scorso anno.

 

(tratto dal Napolista)

Cristian Galano, l’esterno ideale per il tridente d’attacco del Benevento

I tifosi del Benevento sicuramente ricorderanno la sfavillante prestazione di Cristian Galano in occasione dell’incontro Benevento-Bari del 24 febbraio 2017. Grazie alla sua doppietta, infatti, il Bari riuscì a espugnare lo stadio Ciro Vigorito ponendo fine all’imbattibilità interna dei giallorossi, che durava da oltre due anni.

Quella sera fu evidente la metamorfosi tattica subita dal “Robben Pugliese” grazie all’intuizione del tecnico Stefano Colantuono, subentrato a novembre al posto dell’esonerato Roberto Stellone. Il tecnico laziale, che ne aveva fermamente chiesto l’acquisto nel corso del mercato di riparazione, intuì subito che occorreva avvicinare Galano maggiormente alla porta avversaria per sfruttarne al meglio l’abilità nell’inserimento sotto porta, oltre che la straordinaria capacità di dribblare gli avversari.

Un’intuizione, quella di mister Colantuono, che ha consentito al furetto biancorosso di consacrarsi definitivamente e di mettere a segno 15 reti nello scorso campionato di Serie B (che non sono pochi per un esterno capace di adattarsi anche al ruolo di seconda punta) e numerevoli assist vincenti.

Galano in cuor suo ha sperato sino all’ultimo istante che potesse accadere il miracolo e che il Bari restasse in Serie B, ma dopo l’ufficializzazione del fallimento ha lasciato il ritiro trentino e si appresta ora a cedere alle lusinghe del direttore sportivo, Pasquale Foggia, e del presidente Oreste Vigorito. Il capoluogo sannita in fondo dista solo 200 chilometri dalla sua città d’azione e quasi la metà da Foggia, la città  in cui è nato e dove ritorna appena gli impegni calcistici glielo consentono. Un motivo in più, quindi, per scegliere di trasferirsi a Benevento.

Prima di trasferirsi ha voluto, però, salutare i suoi tifosi con un toccante messaggio su Instagram. Lui, che è stato sempre di poche parole, stavolta si è lasciato andare: “Oggi è un giorno brutto, un giorno triste per la città e la squadra in cui sono cresciuto e maturato. Bari, inizio della mia carriera, fatta di gioie e dolori… il dolore più grande è proprio qui, adesso. Dentro di me porterò per sempre tutti i momenti più belli e intensi vissuti qui, con voi. Spero di aver lasciato il segno nei vostri cuori così come voi lo avete lasciato nel mio”.

Un messaggio molto apprezzato anche dai tifosi del Benevento, pronti ad accoglierlo a braccia aperte. Con i suoi ubriacanti dribbling e la spiccata capacità realizzativa Cristian Galano rappresenterebbe l’esterno ideale nel tridente d’attacco immaginato da mister Bucchi. Insomma, un vero e proprio colpo di mercato.

 

IL VIDEO DI BENEVENTO – BARI:

La dignità come bandiera per il nuovo Benevento

Dignità è stata la parola maggiormente utilizzata nel corso della presentazione alla stampa dei nuovi acquisti del Benevento Calcio, avvenuta ieri sera al President Hotel.

L’ha pronunciata più volte il presidente Oreste Vigorito, vero mattatore della serata. L’ha poi pronunciata il nuovo tecnico Cristian Bucchi e soprattutto vi ha fatto riferimento il neo acquisto Antonio Nocerino in un’intervista rilasciata al collega Gianluca Napolitano, spiegando che si tratta di un valore che non si compra. Un po’ come il manzoniano coraggio, che se non ce l’hai non te lo puoi dare.

E non è stato casuale che il presidente del Benevento abbia voluto, ancora una volta, vestire i panni del condottiero, ripartendo dall’istantanea regalata dagli splendidi tifosi sanniti nell’ultima giornata del campionato di Serie A, nella curva riservata agli ospiti dello stadio Marassi di Genova.

Lui, il re dell’eolico, fa spesso riferimento ai suoi studi classici e, quindi, chissà quante volte in questi mesi gli sarà tornata alla mente la frase di Seneca: “Anche nel dolore v’è un certo decoro, e lo deve serbare chi è saggio”.

E di dolori la stagione passata ne ha riservati tanti al patron giallorosso che, alla riapertura del mercato invernale, aveva di fronte a sé due strade: rassegnarsi al ruolo di Cenerentola e iniziare a programmare una pronta risalita in serie A, oppure tentare di salvare il salvabile anche a costo di un sacrificio economico che alla fine sicuramente si sarebbe rilevato vano.

E lì è venuto fuori lo smisurato orgoglio di Vigorito, e anche un pizzico di narcisismo (vedi gli acquisti di Sagna e Sandro, che hanno regalato a lui e al Benevento una visibilità mediatica insperata): ha scelto la strada della dignità come antidoto al dolore.

Proprio in quel momento è nato il nuovo Benevento. Se da una parte gli acquisti invernali, a dispetto dei proclami di facciata, si sono via via dileguati (l’ultimo, in ordine di tempo, è stato il brasiliano Guilherme), dall’altra c’è da dire che l’arrivo di calciatori del calibro di Maggio e Nocerino è avvenuto oggi proprio grazie a quella dignità che il Benevento ha saputo difendere fino all’ultimo istante di campionato.

Vigorito è stato chiaro sin dalle prime battute della conferenza stampa: “E’ facile farsi prendere dalla disperazione quando si cade. All’inizio ero frastornato, ma poi ho capito che da quel gruppo e da quell’esperienza si poteva ripartire. Sarei felice, quindi, se chiudessimo il prossimo campionato con la stessa dignità con cui abbiamo chiuso l’ultimo campionato, a prescindere persino dal risultato finale”.

E siccome nella difesa della dignità calcistica dei sanniti è stato amorevolmente affiancato dai tifosi, vero fiore all’occhiello della prima stagione disputata in Serie A, non poteva mancare un atto di riconoscenza nei loro confronti: una campagna abbonamenti a prezzi stracciati per consentire a quanti più tifosi possibile di sostenere i propri beniamini in quello stadio, dedicato alla memoria del fratello Ciro, che due anni fa rappresentò un fortino inespugnabile.

Così come non poteva mancare una parola d’elogio per chi l’ha aiutato a venir fuori dal disastroso impatto con la Serie A. Uno che la massima serie l’ha conosciuta da protagonista quand’era calciatore e che ha saputo tessere nel corso degli anni una serie di rapporti importanti, ovvero Pasquale Foggia, promosso ufficialmente nel ruolo di direttore sportivo, che ha dimostrato di poter svolgere al meglio in questi mesi in cui ha affiancato il presidente sul mercato.

Ancora una volta, quindi, si parte per vincere ma, a differenza che in passato, la vittoria non deve essere un’ossessione. “L’importante sarà giocar bene, divertire il pubblico, dare il massimo sul piano dell’impegno – ha spiegato Vigorito ai giornalisti e tifosi che affollavano il salone del President Hotel -. Poi, se verranno anche i risultati tanto meglio”.

L’importante, dunque, sarà affrontare questa nuova avventura con dignità. “La dignidad como bandera”, avrà pensato qualcuno ricordando la scritta che ancora campeggia all’Havana, perché in fondo quella che sta portando avanti Vigorito con il suo Benevento è una battaglia per conquistare dignitosamente uno spazio nel calcio che conta. Una sorta di piccola rivoluzione in salsa sannita.

Cristian Bucchi e la strada per la felicità

Quella maledetta sera il tecnico Gian Piero Ventura l’aveva relegato in panchina, ma lui, mentre si imbarcava a Milano per rientrare a Cagliari, più che all’esclusione di Marassi pensava alla compagna Valentina che stranamente non rispondeva al telefono. Appena atterrato all’aeroporto di Elmas aveva provato nuovamente a contattarla, senza peraltro riuscirvi. Giunto a casa, s’accorse di non avere le chiavi e, dopo aver bussato inutilmente, fu costretto a chiamare i vigili del fuoco per entrare nell’appartamento di viale Poetto. In pochi istanti all’ansia subentrò la disperazione: Valentina Pilla, 24 anni, era seduta sulla poltrona ormai priva di vita. Era stata stroncata da una cardiomiopatia aritmogena, come stabilirà nei giorni successivi l’autopsia. Accanto a lei la piccola Emily.

La forza del carattere

Quella data, il 2 marzo 2003, probabilmente rappresenta uno spartiacque nella vita di Cristian Bucchi, neoallenatore del Benevento, e quello che accadde aiuta a comprendere anche l’origine della sua forza mentale. “Qualcosa in me è cambiato – spiegò un anno dopo la tragedia in un’intervista concessa a Filippo Di Chiara della Gazzetta dello Sport -. Ora sono un uomo maturo che ha affrontato diverse brutte esperienze, si è messo in discussione e ha superato i momenti brutti anche grazie agli amici. Il carattere sicuramente mi ha aiutato, come la famiglia, ma per la tragedia di Valentina ho sentito vicinissimi anche i compagni di squadra”.

Non è una caso, quindi, che Bucchi venga considerato un grande motivatore, un allenatore che prima delle partite ha l’abilità di saper toccare sempre i tasti giusti caricando a mille i giocatori con i propri discorsi.

“Dicono che abbia una gran voglia di ascoltare, di imparare e di crescere – scrisse un anno fa Alberto Trovamala sul sito GianlucaDiMarzio.com -. Maniacale, umile e disponibile. L’organizzazione e la professionalità prima di tutto. Insieme alla fame, un aspetto che ai suoi giocatori non deve mai mancare. Carattere forte, il suo. Ma altrettanto aperto verso i propri giocatori con cui dialoga quotidianamente. Ama instaurare un rapporto vero con loro. La sua arma in più però è il continuo confronto col proprio staff. Si fida ciecamente dei suoi fedelissimi”. A partire dal vice, Mirko Savini, suo compagno di squadra ai tempi del Napoli e oggi responsabile della parte tattica e dell’analisi degli avversari di turno.

All’ombra del Vesuvio

L’esperienza all’ombra del Vesuvio gli è rimasta impressa nel cuore, nonostante non sia stata particolarmente esaltante da un punto di vista del rendimento calcistico. Proprio a Napoli diede il primo bacio a Roberta Leto, che ha poi sposato nel 2009. Come ha raccontato l’ex corteggiatrice di “Uomini e donne” al sito TUTTOC.com, Bucchi la portò all’aeroporto di Napoli, dove aveva affittato un elicottero per recarsi in Costiera Amalfitana: “A Ravello mi chiese di sposarlo. Aveva prenotato un posto tutto per noi, e fece persino scendere la neve artificiale e i fuochi d’artificio, con tanto di proposta in ginocchio. E’ per questo che abbiamo nel cuore quei luoghi, lì ci siamo conosciuti e lì ci siamo sposati”.

Napoli e la Campania nel cuore, dunque. Un motivo in più per accettare al volo la proposta di allenare il Benevento formulatagli nelle scorse settimane dal presidente Oreste Vigorito in una sorta di magico incrocio di destini: sulla panchina degli Stregoni succede all’ex compagno di squadra ai tempi del Napoli, Roberto De Zerbi, che, a sua volta, il prossimo anno allenerà il Sassuolo, ovvero la squadra che lo scorso anno offrì a Bucchi la prima panchina in Serie A.

L’obiettivo

L’obiettivo dichiarato è quello di riportare il Benevento nella massima serie. Impresa peraltro riuscita due anni fa ad un altro ex calciatore del Napoli, Marco Baroni, che nei play off eliminò proprio il Perugia dei miracoli allenato da Cristian Bucchi.

Magici incroci e un altro evidente segno del destino, dunque, che il tecnico romano ha deciso di assecondare perché la strada della felicità, ancora una volta, potrebbe passare per la Campania.