Sul caso Palermo ha sbagliato la Co.Vi.So.C. o non c’erano gli strumenti per intervenire?

Inizia oggi, presso il Tribunale Federale Nazionale, il processo a carico del Palermo Calcio per le presunte irregolarità amministrative compiute nell’ultimo triennio. Un procedimento che dovrebbe concludersi lunedì, o al massimo martedì, con l’emissione della sentenza di primo grado e il conseguente slittamento delle date di play off e play out in attesa delle decisioni che verranno prese in via definitiva nel procedimento di appello.

La Procura Federale pare intenzionata a chiedere la retrocessione dei siciliani in Serie C e, in subordine, la pena afflittiva di 15 punti di penalizzazione (5 per ogni anno di irregolarità). Il Palermo, a sua volta, sembra invece che sia intenzionato innanzitutto a chiedere una sospensione del procedimento in attesa della definizione del processo penale a carico di Zamparini per il quale è stato disposto il giudizio immediato il prossimo 2 luglio alla luce del fatto che è stata proprio la Procura Federale ad aver individuato un rapporto di stretta dipendenza tra le decisioni del giudice penale e quella degli organi sportivi.

E’ difficile, quindi, prevedere come andrà a finire, ma di sicuro si può affermare sin da questo momento che a uscirne sicuramente sconfitto è il sistema calcio italiano più in generale, e non è la prima volta che accade.

Le tante incongruenze del caso

C’è poi da tener presente che la difesa del Palermo, secondo quanto anticipato sui social nelle scorse ore dal giornalista di TRM e DAZN, Luca Tutone, punterà soprattutto ad evidenziare le falle del sistema, a partire dal difetto di giurisdizione (per i reati contestati la competenza dovrebbe spettare al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio e non al TFN) per finire all’incongruenza delle date di produzione di alcuni atti e soprattutto alle presunte violazione di alcuni principi fondamentali del Codice di Giustizia Sportiva: in primo luogo di quello relativo all’opportunità di riapertura delle indagini, dopo l’archiviazione di un precedente provvedimento (nello specifico, l’istanza di fallimento rigettata dal Tribunale di Palermo), senza che siano emersi nuovi fatti o circostanze rilevanti dei quali il Procuratore Federale non era precedentemente a conoscenza.

In pratica un vero e proprio atto di accusa contro il sistema perchè – sottolinearanno ancora gli avvocati del Palermo (Francesco Pantaleone, Francesca Trinchera, Gaetano Terracchio e Antonino Gattuso) – la Procura Federale conosceva almeno dal luglio del 2017 tutti gli elementi posti alla base del provvedimento di riapertura, l’11 febbraio 2019, di un procedimento già archiviato, limitandosi a fornire l’ordinanza del Tribunale del Riesame che il 20 novembre scorso ha disposto gli arresti domiciliari per Maurizio Zamparini. Il Palermo, infatti, non comprende come non sia stata chiesta già allora una proroga delle indagini.

I legali della società rosanero contesteranno, inoltre, il conflitto di attribuzioni rispetto all’unico organo a cui compete l’esclusiva nella valutazione dei bilanci delle società calcistiche, la Co.Vi.So.C., a cui la Procura Federale non può in alcun modo sostituirsi in assenza di segnalazioni.

Ed è proprio quest’ultimo il vero nocciolo della questione: è mai possibile che la Co.Vi.So.C. per ben tre anni di seguito non si sia accorta e non abbia voluto approfondire la questione della cessione del marchio a MePal e del credito Alyssa? E’ mai possibile che la Co.Vi.So.C. non abbia mai nutrito qualche minimo dubbio sul fatto che potesse trattarsi di una plusvalenza fittizia, come invece hanno sospettato i giudici penali e amministrativi di Palermo?

Insomma, la questione di fondo che si porrà, anche alla luce quanto accadrà nei procedimenti penali e amministrativi in atto, sarà la seguente (con buona pace dell’immagine del calcio italiano): la vicenda nasce perchè i componenti della Co.Vi.So.C. per ben tre anni non sono stati in grado di assolvere al compito assegnatogli, o perchè – e sarebbe ancora più grave – le norme e gli strumenti messi a loro disposizione non consentivano di farlo?

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