Lopez si confessa alla Gazzetta: “Difficile dimenticare l’entusiamo di Benevento e i metodi di Auteri”

Questa sera affronterà l’ultima sfida della stagione, quella del dentro o fuori tra Venezia e Salernitana, e sarà chiamato a mettere a disposizione dei compagni la sua lunga esperienza sui campi taliani. Da Brescia, dove approdò nel 2009, passando poi per Benevento, Spezia e Ternana, fino ad approdare alla Salernitana lo scorso gennaio.

Walter Lopez, 33 anni, ha parlato della sua esperienza italiana in una lunga intervista rilasciato oggi alla Gazzetta dello Sport. E si è soffermato, in particolare, sul sogno mai realizzato di giocare in Serie A: “Vero, la mia stranezza: l’ho conquistata anche con il Brescia e con il Benevento, ma non ci ho mai giocato. Non ho rimpianti, ma un po’ mi manca, specialmente quella di Brescia, uno squadrone. In attacco c’erano Possanzini, Caracciolo e Flachi. In quel momento ero anche nel giro della nazionale uruguaiana, la mia carriera avrebbe potuto svoltare“.

Lopez si è poi soffermato sul forte legame con l’Italia: “Mi sento italiano, ho altri due anni di contratto con la Salernitana. Ho la famiglia a Lecce e qui voglio fermarmi dopo aver smesso di giocare. Ho trovato grande entusiasmo un po’ dovunque, ma specialmente a Benevento con le due promozioni in due anni. E in Italia sono diventato un difensore completo: alla grinta di un sudamericano ho aggiunto la preparazione tattica che da altre parti non c’è“.

Parlando infine degli allenatori che ha avuto in Italia, il difensore della Salernitana ha riservato parole d’amore all’ex tecnico Gaetano Auteri. “E non dimentico Auteri a Benevento. Ha un modo particolare di allenare, a cominciare dai gradoni, che usa solo lui. E Zeman“.

Il ritorno di ‘Bulldozer’ Bruno allo stadio Ciro Vigorito

Per Bulldozer Bruno è stata una serata particolare, ricca di sensazioni contrastanti. E’ tornato a vestire la maglia dei labronici proprio nello stadio Ciro Vigorito dove ha mosso i primi passi da calciatore e dove, appena gli impegni calcistici lo consentono, torna volentieri per assistere nella veste di tifoso alle gare del “suo” Benevento.

L’emozione del ritorno

Sì, perché Alessandro Bruno, a dispetto delle contestazioni da parte di una frangia del tifo giallorosso (che gli rimprovera di aver partecipato a un coro di scherno intonato dai tifosi molossi nei confronti della Strega quando militava nella Nocerina), il Benevento ce l’ha nel cuore. Figlio del rione Libertà, il quartiere simbolo dell’anima popolare della città, Bruno la fortuna è andata a cercarla lontano dal Sannio ma non ha mai dimenticato la città d’origine e la squadra in cui è cresciuto. “E’ sempre emozionante tornare a giocare qui, sono felice di aver rivisto tanti amici e faccio il mio in bocca al lupo al Benevento, sperando che possa raggiungere i suoi obiettivi” ha spiegato ieri sera ai cronisti al termine della partita.

L’infanzia al rione Libertà

Uomo di lotta più che di governo, Bruno ha il classico fisico del gladiatore. Uno di quelli che è meglio non incrociare nella zona nevralgica del campo. Del resto, il Bulldozer di abbasc’e palazzine (come viene chiamato dai beneventani il rione Libertà) ha imparato presto a soffrire e lottare. Come raccontò qualche anno fa a Repubblica, il primo ostacolo lo affrontò da bambino: “Avevo appena quattro anni quando i miei genitori divorziarono. Non è stato facile superare quel trauma. In più ero figlio unico. Solo dopo mio padre ha avuto un secondo figlio da un altro matrimonio. Certe cose ti segnano. Fortunatamente, papà Antonio non mi ha mai mollato, neppure per un istante”.

L’incontro con Gaetano Auteri

Un’altra figura fondamentale nella vita di Alessandro Bruno, è stato Gaetano Auteri, l’allenatore che ha condotto il Benevento per la prima in volta in Serie B e che, grazie a quell’impresa, è probabilmente il tecnico più amato di sempre dalla torcida giallorossa: “Arrivò al Catanzaro nell’estate del 2009. Al raduno ci fu la prova della bilancia: ero in sovrappeso di oltre sei chili. In più c’erano cattive voci sul mio conto: dicevano che fossi un amante della vita mondana. Auteri mi disse di preparare le valigie e andare via. Quell’incontro sembrava dovesse stroncarmi, invece mi ha cambiato la vita. Chiesi di andare in ritiro in attesa di nuova collocazione. Iniziai a lavorare come un mulo senza mai ricevere un complimento. Dopo due mesi avevo smaltito sei chili. Auteri un giorno mi convocò e proferì poche parole: sei dei nostri. È un allenatore straordinario ed un uomo di grande spessore morale. Devo a lui la mia crescita professionale”.

Il legame con la Nocerina

Una crescita che nel novembre 2015  lo ha portato ad esordire in Serie A con la casacca del Pescara. L’unico rammarico è quello di non aver più indossato la maglia giallorossa, forse anche a causa del suo mai celato attaccamento alla Nocerina. Un legame che gli ha creato non pochi problemi, anche nella vita privata: “Qualche anno fa ero nel mio amato rione Libertà. Alcuni stupidi s’avventarono su di me e ne scaturì una piccola rissa. Tutto perché indossavo la maglia rossonera. A Benevento la soffrono questa situazione. Forse mi vorrebbero in casacca giallorossa, ma non è colpa mia se non sono restato lì. Il presidente Spatola credeva tanto in me, chi è arrivato dopo di lui non ha avuto fiducia. Fortunatamente la maggior parte delle persone a Benevento mi vuole un gran bene”.

Il sogno

E anche lui, nonostante qualche incomprensione, continua ad amare profondamente la squadra della sua città e sogna di poter festeggiare con gli amici di sempre una nuova promozione del Benevento in Serie A.

Tra Benevento e Foggia sarà una sfida particolare anche sugli spalti

Lo striscione con cui fu accolto un anno fa l’annuncio dell’arrivo di Roberto De Zerbi sulla panchina della Strega è l’emblema del rapporto non proprio idilliaco esistente tra le tifoserie del Benevento e del Foggia che, domenica sera, si ritroveranno per la prima volta contro nella serie cadetta.

Eppure fino al 2009 la tifoseria sannita e quella dauna erano gemellate. Poi, in occasione delle due semifinali dei play off per la promozione in Serie B, accadde qualcosa e il gemellaggio si tramutò in una forte rivalità che, nella stagione 2015/2016, fu rinfocolata anche dai continui screzi mediatici tra i tecnici Gaetano Auteri e Roberto De Zerbi.

Screzi, com’è noto, culminati nel burrascoso dopopartita che si registrò nella sala stampa dello stadio Zaccaria con De Zerbi che abbandonò la conferenza stampa post partita a seguito del diverbio avuto con un giornalista sannita e soprattutto con l’ex di turno Antonio Vacca, protagonista di uno “show” di pessimo gusto che ancora oggi resta uno dei maggiori esempi di trash calcistico.

Di qui, quindi, il clima di grande attesa che caratterizza in queste ore entrambe le tifoserie. La curva Sud, attraverso i propri canali social, ha già annunciato che verrà organizzata “una coreografia all’altezza della situazione”. Anche a Foggia fervono i preparativi per una trasferta sicuramente diversa dalle altre.

A testimonianza di tutto ciò ci sono anche i dati della prevendita (ieri sera erano già stati venduti 2.700 biglietti, di cui 900 per il settore ospiti) ed è facile prevedere che domenica sera verrà battuto il record di presenze registratosi nel derby con la Salernitana.

Insomma, i supporter giallorossi e rossoneri sono pronti a trasformarsi, ancora una volta, nel dodicesimo uomo in campo per spingere i propri beniamini verso una vittoria dal sapore sicuramente diverso dalle altre.