Vigorito e il cruccio della cessione di Iemmello al Perugia

La cessione di Pietro Iemmello al Perugia è probabilmente l’unico cruccio del presidente Oreste Vigorito in una stagione fin qui ricca di soddisfazioni. Dal primato solitario in classifica agli elogi riservati alla società giallorossa dai vertici di Federcalcio e Lega B, dalle maggiori attenzioni dei media nazionali nei confronti della Strega ai record fin qui inanellati dai suoi ragazzi: cosa poteva chiedere di più il patron sannita in questo inizio di stagione?

Eppure, come ha confessato nell’intervista rilasciata oggi a Luigi Trusio del quotidiano Il Mattino, vedere l’attaccante originario di Catanzaro in testa alla classifica dei marcatori della cadetteria riapre una vecchia ferita:

Che effetto mi fa Iemmello capocannoniere? Mi fa capire che non tutti abbiamo la capacità di razionalizzare certe cose. Io ero per la conferma. Darlo in prestito è stato un sacrificio professionale per rispetto a una piazza che si sentiva offesa dal ragazzo. Offesa che io avrei cancellato, perché non riesco a provare rancore verso nessuno“.

Ma Vigorito, è cosa nota, non ha peli sulla lingua e, pur sapendo che il suo pensiero non sarà condiviso da tanti tifosi giallorossi, spiega a chiare lettere perchè è stato un errore cedere l’attaccante calabrese:

C’è una valutazione importante che non bisogna dimenticare: Iemmello è un patrimonio del Benevento, è costato 7 milioni di euro e distruggere un calciatore come lui significa danneggiare il Benevento sia da un punto di vista tecnico che economico. La città deve riflettere su quest’aspetto, perché non è possibile gestire società a questo livello seguendo dei meccanismi che non appartengono più a questo calcio“.

E infine, commentando la vicenda dell’ammutinamento dei calciatori del Napoli, conferma la sua lungimirante visione calcistica:

Un fatto di questa portata rischia di avere effetti sul calcio come la sentenza Bosman, perché oggi il rapporto contrattuale tra il club e i calciatori è al 99% in favore di questi ultimi. L’unico deterrente che aveva in mano un presidente era proprio quello di minacciare i ritiri, pratica che peraltro nemmeno condivido, ma se veniamo spogliati anche di questa prerogativa tanto vale sostituirci con delle slot machine, dove chiunque è libero di giocare, prendere i soldi e andarsene come se niente fosse“.

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