Contro lo Spezia la vittoria è d’obbligo, occorre cancellare le sconfitte di Livorno e Cremona

Questo pomeriggio contro lo Spezia sarà assolutamente vietato sbagliare. Un’ulteriore sconfitta, dopo quelle patite con Livorno e Cremonese, rischierebbe di tagliare fuori il Benevento dalla lotta per la promozione diretta in Serie A. Di qui la scelta del tecnico Cristian Bucchi di affidarsi nuovamente al collaudato trio di centrocampo composto da Crisetig, Bandinelli e Buonaiuto. “Voglio che le mezzali accompagnino sempre l’azione – ha spiegato ieri durante la consueta conferenza stampa settimanale – e queste caratteristiche ce l’hanno Bandinelli e Buonaiuto, per questo hanno giocato spesso. A Livorno la loro prestazione non è stata positiva, quindi è stato anche giusto farli riposare e mettere dentro Viola che stava molto bene“.

Per il resto l’unico dubbio di formazione riguarderà la difesa dove il tecnico giallorosso spera di recuperare Caldirola, da affiancare a Volta e Antei nel trio dei centrali. Confermati, quindi, sia la coppia CodaInsigne in attacco che il duo composto da Letizia e Improta sulle fasce laterali. Bucchi anche ieri ha difeso a spada tratta i suoi ragazzi: “Chiunque può sbagliare una partita, le hanno sbagliate anche le nostre avversarie. A Cremona abbiamo trovato un terreno pieno zeppo di buche, contro una squadra che ha rinunciato ad attaccare. Un match del genere poteva essere sbloccato solo su calcio piazzato o su errore individuale. Il nostro unico sbaglio è stato quello di prendere gol, altrimenti avremmo portato a casa un punto meritato“.

Il momento no dello Spezia

Resta, però il dato delle due sconfitte consecutive e la necessità di vincere oggi contro lo Spezia che certamente non è un aversario facile, a dispetto delle quattro sconfitte subite nelle ultime cinque partite. I liguri nelle ultime settimane sono stati, infatti, molto condizionati dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i vertici della società e dai conseguenti riflessi che potrebbero esserci sul piano sportivo per il ricorso presentato dal Livorno. Il direttore generale Guido Angelozzi ha provato, però, a rassicurare l’ambiente: “Non posso che ribadire che le procedure per il tesseramento di Okereke sono state effettuate in modo corretto”. La patata bollente è ora passata nelle mani della Procura Federale, mentre Okereke, autore di una super prestazione all’andata, sarà regolarmente in campo. La zona paly off è ad un solo punto e lo Spezia, al pari del Benevento, non può permettersi ulteriori passi falsi.

Quella odierna, quindi, sarà una gara molto delicata, da affronatare con il coltello tra i denti. Il momento della stagione è particolarmente delicato e nessun avversario può essere sottovalutato. Basta chiedere notizie al Pescara che nell’anticipo di ieri sera è stato fermato all’Adriatico sull’1-1 da un Cosenza che pure veniva da due sconfitte consecutive. Il Benevento, tra l’altro, vincendo oggi scavalcherebbe nuovamente in classifica la squadra di Pillon. Un motivo in più, dunque, per riprendere la marcia verso la vetta della classifica.

Palermo e Foggia eviteranno la penalizzazione, ma restano gli interrogativi sul futuro

Il Palermo pagherà gli stipendi in scadenza lunedì (circa 3,9 milioni di euro) e la squadra potrà concludere il campionato senza altri condizionamenti o timori di penalizzazioni, perché gli ultimi due bimestri andranno versati a giugno a giochi fatti. Stesso discorso per il Foggia. Lunedì il club pagherà stipendi e contributi (circa 1,4 milioni di euro), spostando a fine campionato solo i premi per i calciatori. In questo modo anche i satanelli eviteranno un’ulteriore penalizzazione in classifica.

Gli interrogativi sul futuro

Scemate di colpo, quindi, le preoccupazioni dei tifosi del Palermo e del Foggia restano però tutti gli interrogativi sul futuro, come evidenzia oggi la Gazzetta dello Sport: “Se pagare gli stipendi diventa un’impresa titanica anche per chi staziona stabilmente ai piani alti della Serie B, se — come ha sussurrato ieri il presidente federale Gravina — anche in Serie A più di qualcuno presenta «bilanci con elementi di forte criticità», se ci ritroviamo puntualmente a indagare sull’origine di certi soggetti e sulla liceità, se non altro morale, di certe operazioni finanziarie che di fatto tengono in piedi la baracca, a cominciare dalle plusvalenze, vuol dire che il problema è molto più ampio, e più serio, di una doccia senza acqua calda. Il problema è in un sistema calcio che negli ultimi anni ha concepito regole di ingresso troppo morbide, paletti facilmente aggirabili, criteri di selezione che si sono rivelati del tutto inefficaci. Società sparite e valanghe di penalizzazioni producono, anche quest’anno, campionati falsati. Stipendi non pagati avvicinano tentazioni illecite. Buste sottobanco con cui tenere a bada le lamentele mortificano la dignità“.

La posizione di Gravina

Insomma, in gioco c’è la stessa credibilità dell’intero sistema calcio italiano. Lo sa bene il presidente federale Gabriele Gravina che ha iniziato la sua azione di governo proprio da qui, dalla necessità di imporre regole più severe e, soprattutto, più efficaci.

È un impegno gravoso, come rivela l’esigenza di questi giorni di
ritoccare le norme varate a dicembre, che forse non incidevano in profondità – sottolinea ancora la Gazzetta dello Sport -. Gravina è a capo della Figc soltanto da cinque mesi, ma ha guidato per tre anni la Lega Pro e ha condiviso molte delle scelte strategiche della gestione Tavecchio­-Uva. Saprà sicuramente quali errori non ripetere“. Non a caso ieri, intervenendo sulla questione del Palermo, ha detto: “Non siamo preoccupati ma in allerta. Seguiamo il caso, abbiamo saputo che il gruppo Mirri non ha esercitato l’opzione, vedremo cosa accadrà. Siamo in contatto con la Covisoc che ha recentemente fatto delle verifiche. Se non ci dovessero essere risvolti risolutivi, probabilmente adotteremo qualche provvedimento“.

Un monito a fare in fretta, insomma, perchè in gioco vi è – come detto in precedenza – la stessa credibilità dell’intero sistema calcio italiano.

16 cambi di allenatore in Serie B, non tutti hanno prodotto gli effetti sperati

La doppia sconfitta di Livorno e Cremona, come era prevedibile, ha dato nuovo vigore alle contestazioni di una parte della tifoseria nei confronti del tecnico del Benevento Cristian Bucchi. Del resto è normale che quando una squadra va male il primo a finire sul banco degli impuati sia proprio l’allenatore.

C’è, però, un dato che dovrebbe indurre a mettere da parte la legittima delusione del momento per esprimere un giudizio più equilibrato: non sempre il cambio del tecnico produce gli effetti sperati. A testimoniarlo è proprio il campionato di Serie B in corso di svolgimento. Dall’inizio della stagione, infatti, i cambi in panchina sono stati complessivamente 16 ed hanno riguardato 10 delle 19 squadre partecipanti al torneo.

Gli esonerati

L’elenco è lungo ed è iniziato già alla 3ª giornata d’andata con Eugenio Corini al posto di David Suazo a Brescia. Poi Castori per Chezzi a Carpi, Stellone per Tedino a Palermo, Zenga per Vecchi a Venezia, Oddo per Stroppa (con la parentesi Moschella) a Crotone, appunto Rastelli per Mandorlini a Cremona, Foscarini per Bisoli a Padova, Breda per Cristiano Lucarelli a Livorno, Padalino per Grassadonia (con la parentesi Pavone) a Foggia, Gregucci per Colantuono a Salerno, i ritorni di Stroppa a Crotone e di Bisoli a Padova e, infine, in questi giorni Serse Cosmi a Venezia al posto di Zenga e il ritorno Grassadonia alla guida del Foggia.

I superstiti

I tecnici rimasti al loro posto sono, quindi, Pillon del Pescara, Grosso dell’Hellas Verona, Liverani del Lecce, Nesta del Perugia, Marino dello Spezia, Venturato del Cittadella, Braglia del Cosenza, Vivarini dell’Ascoli e appunto Cristian Bucchi del Benevento.

I cambi più azzeccati, effettuati peraltro nella fase di avvio della stagione, si sono rivelati quelli di Corini a Brescia e quello di Stellone a Palermo che, comunque, è stato un ritorno poichè l’ex attaccante di Napoli, Genoa e Torino aveva guidato i rosanero lo scorso anno ed era stato sollevato dall’incarico il 9 luglio perchè ritenuto il principale responsabile della mancata promozione in Serie A.

I flop

Sicuramente controproducenti, invece, sono stati i cambi effettuati dal Venezia, costretto ad ingaggiare il terzo allenatore della stagione (Cosmi) e da Crotone, Padova e Foggia, costrette a loro volta a richiamare in panchina Stroppa, Bisoli e Grassadonia.

Insomma, non sempre è un bene cambiare allenatore nel corso della stagione e il rischio di peggiorare la situazione è sempre dietro l’angolo. Lo sa bene anche il presidente del Benevento Oreste Vigorito che due anni fa, va ricordato, tenne duro durante il periodo di momentanea crisi di risultati di Baroni e alla fine fu premiato con la vittoria dei play off. Un precedente da tener presente prima di buttare via anche il bambino assieme all’acqua sporca.

Sprofondo giallorosso, Bucchi nel mirino dei tifosi

Tutto in una settimana, passando dall’entusiasmo per i dieci risultati utili consecutivi, e la prospettiva di conquistare il vertice della classifica, all’amarezza per le due deludenti sconfitte rimediate al Picchi di Livorno e allo Zini di Cremona. Nel mezzo una sola nota positiva, i tifosi, che anche ieri sono occorsi in massa in Lombardia (ne erano circa 500) per sostenere i propri beniamini e che ora, profondamente delusi, chiedono a gran voce la testa dell’allenatore.

I limiti offensivi e caratteriali

Cristian Bucchi ieri, nel dopopartita, ha probabilmente commesso l’errore più grave della sua avventura sannita: assolvere una squadra che, invece, ancora una volta ha ribadito i propri limiti caratteriali e soprattutto ha mostrato di subire oltremisura la pressione proprio nel momento in cui è chiamata a fare il salto di qualità. Peccato, perchè c’erano tutte le condizioni per issarsi al vertice della classifica mentre, invece, ora le speranze di conquistare l’agognata promozione diretta in Serie A appaiono ridotte al lumicino.

Il Benevento anche ieri a Cremona è apparso lento e macchinoso nella manovra, incapace di creare la superiorità numerica in mezzo al campo e di mettere i propri attaccanti nella condizione di poter calciare a rete. Sicuramente i giallorossi avevano di fronte una squadra che, come il Livorno, era difficile da scardinare. Del resto, le statistiche non sono mai casuali e si sapeva sin dalla scorsa settimana che Livorno e Cremonese in casa avevano sin qui subito pochissimi gol. Ma resta il dato di fondo che la Strega, in assenza dei guizzi di Insigne o dei colpi a sorpresa dell’altalenante Coda, resta una squadra maledettamente prevedibile, molto solida in difesa (grazie agli accorgimenti introdotti dal tecnico) ma priva di schemi offensivi in grado di impensierire le difese avversarie.

Ecco perchè appaiono quasi surreali le dichiarazioni a caldo di Bucchi, dopo la seconda sconfitta consecutiva (“Ho rivisto la mia squadra, l’interpretazione del match è stata perfetta e credo che potevamo vincere senza rischiare nulla“). Un grave errore di strategia comunicativa, dunque, che ha inevitabilmente dato la stura alle pesantissime critiche di parte della tifoseria.

Il futuro dell’allenatore

Toccherà ora al patron Oreste Vigorito gestire una situazione ambientale molto difficile. La strada più semplice, e apparentemente anche scontata, sarebbe quella dell’esonero del tecnico romano. Una scelta che però, a questo punto della stagione, potrebbe rivelarsi addirittura controproducente perchè sarebbe inevitabilmente transitoria e non legata d un progetto a lungo termine, vista l’esiguità e la qualità degli allenatori attualmente liberi.

Di qui la possibilità molto concreta che il presidente Vigorito conceda un’ulteriore chance a Bucchi, anche perchè l’obiettivo minimo stagionale, i play off, resta ampiamente a portata di mano. Difficilmente, però, ci sarà una conferma di Bucchi il prossimo anno. Il suo destino, salvo miracoli finali, appare ormai segnato.

La torcida del Benevento ci crede: a Cremona in 500 per spingere la squadra verso la vetta

Ci sono reti che possono rappresentare il punto di svolta di un’intera stagione. Ricordate la rete di Alessio Campagnacci contro il Catania a una manciata di minuti dal termine? Ebbene, il gol messo a segno ieri da Dimitri Bisoli in pieno recupero, che ha consentito al Brescia di espugnare il San Vito-Marulla dopo essere stato sotto per 2-0, potrebbe avere per la squadra di Corini lo stesso effetto che ebbe la rete dell’attaccante di Foligno per la squadra di Auteri.

Se il Brescia, favorito nella rimonta dal primo gol segnato in netto fuorigioco da Spatek, potrebbe aver innescato la marcia giusta per la fuga definitiva resta comunque apertissima la lotta per la conquista dell’altro posto utile per la promozione diretta. I punti che separano il Palermo e l’Hellas Verona (45), seconde in classifica, dal Benevento (43) sono appena 2 e nel mezzo ci sono anche Lecce e il Pescara (44). Dunque, per il Benevento, impegnato oggi a Cremona, e il Palermo, che scenderà in campo domani a Venezia, la vittoria è quasi d’obbligo perchè occorre rispondere alle vittorie del Verona a Perugia e del Lecce in casa contro il Foggia e approfittare del passo falso del Pescara a Cittadella. Insomma, per entrambe è vietato sbagliare.

La carovana giallorossa

L’hanno capito bene anche i tifosi del Benevento che, nonostante tra andata e ritorno ci siano
oltre 1500 chilometri da percorrere, hanno deciso di seguire la propria squadra in massa a Cremona: sono, infatti, oltre 400 i tagliandi venduti per il settore ospiti ed altri tifosi si accomoderanno in tribuna centrale e laterale, non essendoci restrizioni nella vendita dei biglietti.

Una responsabilità in più per i ragazzi di Bucchi che, dopo la brutta sconfitta di Livorno, sono chiamati a riscattarsi contro una squadra in piena crisi (4 sconfitte nelle ultime 5 partite) ma pur sempre ostica da affrontare sul proprio terreno di gioco (solo 5 gol incassati in 13 partite disputate allo stadio Zini).

Cremonese-Benevento è dunque una partita stramaledettamente importante per i giallorossi. Stavolta non ci sarà spazio per possibili distrazioni e, come ha ribadito in queste ore lo stesso Bucchi ai suoi giocatori, bisognerà scendere in campo con l’elmetto e l’armatura per impersonare lo spirito del guerriero sannita spesso evocato sugli spalti dalla calorosa torcida della Strega. L’operazione controsorpasso va assolutamente portata a compimento.

 

Bomba carta sotto la sede del patron del Foggia, a fuoco l’auto di Pietro Iemmello

Doppio atto intimidatoriomesso a segno nella notte ai danni dei colori rossoneri. Uno nei confronti della società, con la bomba carta fatta esplodere ai piedi della sede della ‘Tamma‘, in corso del Mezzogiorno, a Foggia; l’altro ai danni di un singolo giocatore, Pietro Iemmello, che ha subito il danneggiamento della sua auto, data alle fiamme da ignoti. E’ in breve quanto accaduto la scorsa notte, in città“.

A riferirlo è il sito FoggiaToday.it che aggiunge:  “Due episodi che è impossibile non mettere in relazione tra loro, soprattutto alla luce della scarsa performance dei giocatori in campo, nella trasferta a Lecce di ieri pomeriggio, la cui vittoria è andata ai salentini. Già nel pomeriggio di ieri, in attesa del rientro della squadra in città, la polizia aveva disposto un corposo servizio d’ordine “preventivo” per evitare proteste e rappresaglie dei tifosi. Indagini in corso su entrambi gli episodi, chiaramente di matrice dolosa.“