Il ritorno di Superbike

Quest’estate il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, gli aveva proposto un contratto da dirigente ma lui, Christian Maggio, nonostante l’età (compirà 36 anni a febbraio), ha deciso di continuare le sue instancabili corse sulla fascia destra. E per farlo ha scelto il Benevento, in Serie B, anche per accontentare i figli e la moglie Valeria Mettifogo, che non volevano assolutamente lasciare il capoluogo partenopeo, nonostante ci fosse la prospettiva di trasferirsi a Verona, città distante una manciata di chilometri da Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, dove sia Christian che Valeria sono nati. E a Benevento, dopo il clamoroso trasferimento di Lucioni al Lecce, hanno deciso anche di affidargli la fascia di capitano.

Un ruolo che ha ulteriormente caricato l’ex difensore del Napoli e della Nazionale che nelle prime uscite stagionali non è, però, riuscito a esprimersi al meglio, risultando addirittura tra i peggiori in campo nella vittoriosa trasferta di Venezia. Di qui i primi mugugni della piazza e qualche critica sui giornali.

Ma lui, Superbike, alle parole ha sempre preferito i fatti e soprattutto l’impegno costante sul campo di allenamento. Mai una polemica o una giustificazione, anche quando era costretto a giocare in Nazionale nel ruolo per lui allora inedito di quarto di difesa, mentre Mazzarri nel Napoli lo utilizzava stabilmente come cursore di fascia nel 3-5-2.

E così, con l’arrivo di Rafa Benitez sulla panchina degli azzurri e il conseguente cambio di modulo voluto tal tecnico spagnolo, Maggio ha iniziato la sua trasformazione in esterno della difesa a quattro, completata poi da quel Maurizio Sarri a cui, nonostante la delusione per il mancato utilizzo nell’ultima partita di campionato, ha comunque riservato parole di apprezzamento.

Per Christian Maggio, insomma, le difficoltà rappresentano uno stimolo a migliorarsi e così, alle critiche piovutegli addosso dopo la disastrosa prova di Venezia, ha preferito rispondere con una prova superlativa nel derby contro la Salernitana. Una prestazione coronata anche dal preziosissimo gol che ha sbloccato l’incontro.

Una gioia doppia, quindi, per il nuovo condottiero del Benevento che, tra l’altro, l’ultima rete l’aveva messa a segno in Europa League nel lontano 5 novembre 2015 contro i danesi del  Midtjiyland Football Club.

Al gol è seguito il tradizionale inchino, riservato stavolta si supporter giallorossi assiepati in Curva Nord. Un inchino che Superbike in cuor suo spera di ripetere ancora nel corso della stagione perché l’obiettivo dichiarato è quello di tornare a calcare nuovamente i campi della Serie A, stavolta con la maglia della Strega.

Salernitana, Cittadella e Foggia: occhio al trittico della verità

Il Benevento, dopo la vittoriosa trasferta di Venezia, si appresta ad affrontare un insidioso trittico di gare: dapprima il derby con la Salernitana nell’anticipo di venerdì prossimo (sempre che il campionato non venga momentaneamente sospeso); poi la trasferta in casa del Cittadella nel turno infrasettimanale di martedì; infine la sfida casalinga con il Foggia di domenica 30 settembre. Tre gare in soli nove giorni che sicuramente rappresenteranno un importante banco di prova per comprendere le reali potenzialità della squadra allenata da mister Bucchi.

Il primo tempo della gara con il Venezia è sicuramente un ottimo punto di partenza poiché ha innanzitutto evidenziato il valore e lo strepitoso stato di forma di Filippo Bandinelli, autore di una splendida doppietta. Nelle prossime gare sarà, quindi, difficile tenerlo fuori dall’undici iniziale, viste anche le condizioni di forma non ottimali di Antonio Nocerino. Ma l’esplosione del centrocampista di proprietà del Sassuolo rappresenta un’arma in più anche per far rifiatare lo stesso Nicolas Viola, con conseguente spostamento al centro di Nocerino. Ruolo che, quest’ultimo, ha già ricoperto ai tempi del Piacenza e della Juventus. Le altre note liete della vittoriosa trasferta di Venezia sono rappresentate dall’imperiosa prestazione del centrale difensivo Massimo Volta, che sicuramente non ha fatto rimpiangere l’ex capitano Fabio Lucioni, e dalla ritrovata sicurezza e affidabilità del portiere Christian Puggioni, autore di un paio di parate decisive.

Decisamente positiva, nonostante un paio di pericolose “distrazioni” difensive, anche la prova del rientrante Gaetano Letizia, la cui presenza ha pesato molto sulla ritrovata capacità di costruzione del gioco da parte della difesa. Una soluzione, quest’ultima, che era mancata nella gara con il Lecce e che a Venezia, invece, ha consentito alla Strega di sopperire alla non brillante prestazione del pur sempre prezioso Nicolas Viola.  Da segnalare, infine, il grande apporto in termini di sacrificio dato da Massimo Coda, sempre più a suo agio nei movimenti assegnatigli da mister Bucchi per favorire l’inserimento degli esterni d’attacco e dei centrocampisti.

Sicuramente non all’altezza del suo valore, invece, la prestazione di Christian Maggio che, pur dando un apporto importante in chiave offensiva, ha però commesso alcuni gravi errori in fase difensiva, a partire da quello che ha determinato la concessione del rigore a favore del Venezia e che ha rischiato di lasciare il Benevento in dieci uomini. Da bocciare anche l’approccio mentale dei giallorossi nell’ultima mezz’ora di gioco che, per certi versi, ha ricordato l’atteggiamento remissivo tenuto dal Benevento nel primo tempo con il Lecce.

Si tratta di un aspetto su cui il tecnico dei giallorossi dovrà applicarsi molto in questi giorni, così come dovrà lavorare intensamente sulla fase difensiva perché la Strega in due gare ha incassato ben 5 reti. Una media certamente non consona a una squadra che lotta per le prime posizioni e su cui ha sicuramente inciso anche l’indisponibilità degli infortunati Andrea Costa e Alessandro Tuia.  Il francese Jean-Claude Billong, comunque, non se l’è cavata male a Venezia. Sicuramente ha grossi margini di miglioramento, data la giovane età, ma è innegabile che in questo momento il Benevento non può permettersi peccati d’inesperienza o distrazioni difensive come quella che si è registrata in occasione del primo gol di Geijo.

Venerdì prossimo, va ricordato, al centro dell’attacco della Salernitana ci sarà il possente Milan Djuirc, che già due anni fa, quando vestiva la maglia del Cesena, tenne a lungo in scacco la difesa giallorossa al Ciro Vigorito, segnando anche il gol del momentaneo vantaggio dei romagnoli. Senza dimenticare, poi, la pericolosità nell’uno contro uno di Lamin Jallow, la freccia del Gambia che sabato scorso, quando è entrato in campo nella ripresa, ha letteralmente tramortito il Padova con le sue rapide ripartenze.

Il derby con la Salernitana e le successive gare con Cittadella e Foggia saranno dunque un’importante occasione per verificare i progressi effettuati sul piano della tenuta difensiva e mentale dalla squadra allenata da Bucchi e comprendere le reali potenzialità della squadra.

Una festa di compleanno tra Eros e Thanatos

Prima ancora che un’amichevole di lusso con la semifinalista della scorsa edizione della Champions, Benevento-Roma  è stata la celebrazione dell’89° compleanno della Strega. Un evento reso possibile dalla passione del giovane giornalista di Ottopagine Ivan Calabrese, che spinto dalla voglia di conoscere la fatidica data di fondazione due anni fa si recò nell’Emeroteca provinciale e iniziò a sfogliare vecchi giornali per trovare riferimenti più precisi. E, come ha recentemente raccontato lo stesso Calabrese a Roberto Corrado sul sito Cronachedelsannio.it, spuntò fuori un giornale che riportava la data di fondazione della Littorio Benevento, avvenuta il 6 settembre 1929.

Di qui l’idea del presidente Oreste Vigorito di organizzare un’amichevole celebrativa, approfittando anche della sosta del campionato. E l’iniziativa è stata subito sposata con entusiasmo anche dalla tifoseria, in particolare dalla curva Sud, che questa sera, all’ingresso in campo delle squadre, ha dato vita ad una suggestiva coreografia per festeggiare l’89° compleanno della Strega.

La festa, corredata dalla vittoria del Benevento per 2-1 (con reti di Insigne e Asencio), è stata preceduta dal minuto di silenzio per la scomparsa dello storico collaboratore della Gazzetta dello Sport Antonio Buratto,  che è stato ricordato anche dai colleghi in tribuna stampa con la deposizione di un mazzo di fiori sulla postazione da cui abitualmente il giornalista assisteva alle gare interne del suo amatissimo Benevento.

Una serata, insomma, contrassegnata dallo stridente contrasto di sentimenti opposti: da una parte il piacere per la celebrazione di un amore immenso e mai scalfito, nemmeno negli anni delle grandi delusioni in Lega Pro; dall’altra il dolore per la scomparsa di uno dei principali cantori delle gesta della squadra giallorossa. Una sorta di freudiana contrapposizione tra Eros e Thanatos che rimarrà scolpita per molti anni nel cuore dei tifosi.

Un divorzio che parte da lontano

Lunedì sera al Vigorito è andato in scena l’ultimo atto di un divorzio, quello tra l’ex capitano Fabio Lucioni e il Benevento, che sembrava inimmaginabile il giorno della presentazione ufficiale della squadra all’hotel President. Eppure qualche segnale c’era già stato la scorsa estate quando il difensore di Terni era intenzionato ad andar via ma, forte dell’interessamento del Palermo, riuscì a strappare un contratto più “corposo” al presidente Oreste Vigorito.

Il vero spartiacque, però, è rappresentato da quello sventurato pomeriggio dello scorso 22 settembre. Lucioni era in viaggio con i compagni per Crotone quando sui media nazionali improvvisamente rimbalzò la notizia della sua sospensione perché positivo all’anabolizzante Clostebol.

Lucioni, contattato dall’Ansa, rilasciò una dichiarazione a caldo, probabilmente senza il placet della società. Una dichiarazione che tracciava irreversibilmente la linea difensiva da utilizzare in sede di giustizia sportiva: “Ho solo seguito le prescrizioni del medico del Benevento. Ho assunto, in totale buonafede, farmaci da lui indicati”. E prontamente scelse di affidare la sua difesa all’avvocato Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, mentre il patron del Benevento Oreste Vigorito si affidò invece alla collaudata sapienza dell’avvocato Eduardo Chiacchio.

E’ in quel momento che probabilmente le strade di Fabio Lucioni e del Benevento hanno iniziato a dividersi e il difensore di Terni, tra i migliori in assoluto della Serie B, ha imboccato la strada che lo ha portato, quest’estate, a vivere il ritiro per certi versi  da separato in casa, anche a causa dell’arrivo di nuovi leader nello spogliatoio (voluti soprattutto dal direttore sportivo Pasquale Foggia) mentre lui, il capitano, a causa della squalifica era costretto a guardare i compagni dalla tribuna. E Lucioni, si sa, ama sempre essere protagonista, dentro ma anche fuori dal rettangolo di gioco.

E così nell’apparentemente tranquillo ritiro di Cascia lo scorso 20 luglio è deflagrata la bomba, dopo la pubblicazione della notizia del suo trasferimento al Lecce sul sito di Gianluca Di Marzio.

Un cambio di casacca che naturalmente non è stata accolto bene da una parte della tifoseria, che lo aveva elevato a idolo, quasi al livello dell’indimenticato Carmelo Imbriani, e che quindi si è sentita profondamente tradita da una scelta maturata così repentinamente.

La contestazione del Ciro Vigorito è stata quindi la naturale conseguenza di questa forte delusione che, forse, solo il tempo potrà stemperare, perché in fondo Fabio Lucioni resta pur sempre uno dei giocatori simbolo della storica doppia promozione dalla Lega Pro alla Serie A.

In ogni caso, a conferma del fatto che a scavare un solco, divenuto via via sempre più profondo, tra la società e il calciatore sia stato quel maledetto pomeriggio di circa un anno fa c’è anche da registrare la dichiarazione rilasciata a Ottochannel dal presidente Vigorito subito dopo il match con il Lecce: “La richiesta di sospensiva è stata fatta a suo tempo dal Benevento”.

Un modo elegante per smentire le trionfalistiche dichiarazioni rilasciate dal presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, subito dopo la decisione del Tar di sospendere la squalifica, e soprattutto per confermare indirettamente la bontà della scelta operata dalla società di affidarsi all’avvocato Eduardo Chiacchio che, ricordiamolo, è considerato uno dei maggiori esperti di diritto sportivo in circolazione.

Un pareggio in rimonta che vale più di una vittoria

Ci sono pareggi che valgono più di una vittoria, soprattutto se agguantati dopo essere stati sotto di ben tre reti. La rimonta di ieri sera rappresenta insomma un segnale importante perché ha evidenziato la forza mentale del Benevento ed ha evitato un passo falso interno, alla prima di campionato, che avrebbe potuto avere ripercussioni negative sia sull’ambiente che sulla stessa autostima dei calciatori.

Una rimonta determinata soprattutto dai cambi operati da mister Bucchi che, a un certo punto, ha tentato il tutto per tutto passando dal consueto 4-3-3 a un coraggioso e più spregiudicato 4-2-4. Una mossa che, complice anche il calo atletico del Lecce, il lieve infortunio patito dall’ex Pippo Falco e alcune scelte discutibili di mister Liverani, ha cambiato il volto ad una partita fino ad allora letteralmente dominata dal Lecce. Una squadra, quest’ultima, che è apparsa molto più brillante della Strega, soprattutto dal punto di vista atletico, e che può senz’altro ambire al ruolo di protagonista.

Paradossalmente, inoltre, il pareggio è servito anche a riportare i giallorossi con i piedi per terra, dopo la storica impresa di Udine. In Serie B, come dimostrano anche lo stentato pareggio casalingo del Verona con il Padova e la clamorosa sconfitta del Crotone con il Cittadella, ogni partita nasconde un’insidia e non sono consentiti cali di tensione.

Complice il turno di riposo e la pausa per le nazionali, il Benevento avrà ora a disposizione tre settimane per correggere gli errori commessi ieri sera e soprattutto per recuperare Letizia e migliorare la condizione atletica di alcuni calciatori, a partire dai veterani Maggio e Nocerino. Di sicuro la squadra potrà contare ancora sull’apporto del pubblico che, ieri sera, ha dimostrato di poter essere l’uomo, soprattutto al Ciro Vigorito.

L’entusiasmo per il nuovo Benevento, l’altra faccia della Campania calcistica

Mentre a Napoli si addensano molte ombre sull’esordio casalingo degli azzurri contro il Milan, a Benevento, l’altra faccia della Campania calcistica, si respira un’aria di grande ottimismo in vista dell’esordio stagionale in Serie B, in programma lunedì prossimo al Ciro Vigorito contro il Lecce degli ex Fabio Lucioni, Lorenzo Venuti e Pippo Falco (protagonisti della storica promozione in Serie A).

L’attesa cresce di giorno in giorno e la società si è vista persino costretta a prorogare la chiusura della campagna abbonamenti, visto l’assalto ai botteghini da parte dei tifosi della Strega.

Finora sono state vendute oltre 8.200 tessere e il Benevento guida saldamente la relativa classifica della serie cadetta, staccando nettamente il Foggia, fermo a circa 6.800 abbonamenti, il Verona e il Lecce, ferme invece a 6.000. Inoltre, è facile prevedere che lunedì sera verrà superato il numero degli spettatori che lo scorso anno assistettero all’esordio casalingo nella massima serie contro il Bologna (11.054). Allora gli Stregoni venivano dalla travolgente cavalcata dalla C alla A, stavolta hanno alle spalle una dignitosa ma pur sempre deludente retrocessione (con annesso ultimo posto in classifica).

Eppure nel capoluogo sannita si respira un’aria serena e si nutre grande ottimismo. La squadra è stata a dir poco rivoluzionate dal presidente Oreste Vigorito, che ha scelto Cristian Bucchi per sostituire Roberto De Zerbi. Entrambi, come si ricorderà, al Napoli nella stagione 2006/2007, che decretò il ritorno in Serie A degli azzurri dopo il doloroso fallimento e la faticosa ripartenza dalla Serie C.

E dal Napoli, tra l’altro, sono arrivati anche Christian Maggio, a cui i compagni hanno affidato la fascia di capitano, e Roberto Insigne, fratello del più blasonato “Lorenzinho”. Assieme a loro è arrivato all’ombra della Dormiente anche il napoletano Antonio Nocerino che, al pari del direttore sportivo Pasquale Foggia, la maglia azzurra l’hanno solo “sfiorata”. Senza dimenticare, poi, che a completare la pattuglia di napoletani veraci ci sono anche Gaetano Letizia (da Secondigliano) e Riccardo Improta (da Pozzuoli).

Del resto anche il presidente Oreste Vigorito è originario di Ercolano, vive in una villa sul mare a Posilipo e ricorda spesso di essere stato un abituale frequentatore del san Paolo ai tempi di Diego Armando Maradona. Ma lui, a differenza di Aurelio De Laurentiis, è amato dalla propria tifoseria, a cui ha già regalato un sogno e spera di poterne regalare presto un altro.

Insomma a Benevento, l’altra faccia della Campania calcistica, si guarda al futuro con ottimismo e serenità, perché il calcio è soprattutto passione e si può gioire anche per una retrocessione, come dimostrano le immagini dei tifosi sanniti in festa in occasione dell’ultima partita in Serie A dello scorso anno.

 

(tratto dal Napolista)