Depaoli e Montipò nella lista degli auto goleador, Milinkovic Savic giganteggia

Depaoli

Gaich: evanescente in attacco, dannoso in difesa dove. Maldestro (oltre che pericoloso) nell’azione che provoca il rigore a favore dei biancoceleste.

Depaoli: mancava il suo nome alla folta lista dei difensori sanniti che hanno realizzato almeno un autogol int stagione. Provvede ai inizio partita, contribuendo ad incanalarla nel nella peggiore traiettoria per i suoi. Disastroso.

Montipò: ogni tanto para con grandi riflessi, come in occasione del rigore e del tiro sulla respinta, ma resta inaffidabile. Anche lui decide di iscriversi nella lista dei sanniti che segnano nella porta sbagliata.

Marusic: senza dubbio il peggiore dei suoi.  Dà l’idea di snobbare i sanniti e gioca, inoltre, a fallo libero. Provoca il rigore che ringalluzzisce i giallorossi. Graziato dall’arbitro in un altro paio di circostanze. Svampito.

 

Milinkovic Savic: Domina senza rivali il centrocampo per larghi tratti della partita. Recupera tanti palloni, serve alcune perle. Sembra giocare più del solito per la squadra, senza personalismi. Maestoso.

Correa: partita generosa. Segna su rigore e provoca l’autorete di Montipò, provando a servire, con tunnel al portiere, l’assist al compagno Immobile. Umile, giudizioso, preciso.

Viola: Entra nella ripresa per sostituire uno spento Schiattarella. Decisivo nel ridare linfa a una squadra apparsa svogliata e senza idee nel primo tempo. Impreziosisce la prestazione segnando il gol che sprona i suoi alla riscossa (che non si conclude). Elettrizzante

Lapadula: la sua carica agonistica è imprescindibile per una Benevento povero tecnicamente. Un VAR troppo severo gli spegne la gioia del gol. Imprescindibile.

Barba inguaia i suoi, Boga elettrizza il tiki-taka vacuo degli emiliani

Barba

Barba: primo tempo di buona personalità e incisivo in difesa senza durezze. Poi, a pochi secondi dalla fine, l’infortunio che inguaia il Benevento. In anticipo su Raspadori, continua a correre piuttosto che provare a rinviare. Inevitabile fine corsa in rete con la palla.

Sau: schierato da Inzaghi per puntare sulle ripartenza, non prende palla, non tiene palla, non si accorge di essere titolare e assiste alla partita da spettatore. Orribile.

Hetemaj: tanto cuore come al solito, molta più imprecisione del solito non riesce mai a convertire in bene i palloni che recupera. Motorino che gira a vuoto. Inzaghi lo sostituisce nella ripresa.

Ferrari: anello debole della difesa neroverde. Non paga dazio per l’evanescenza dell’attacco sannita e le prodezze dell’estremo difensore suo compagno. Nelle sortite in avanti esibisce imprecisione. Prende anche un ammonizione.

 

Boga: nel possesso palla sterile e lento dei suoi innesta scosse ad altissimo voltaggio con dribbling, finte, accelerate. Al 45′ penetra tra 4 sanniti come lama rovente in morbido burro, mette al centro la palla che regala il vantaggio e la vittoria al suo team. Nella ripresa al culmine di una delle sue fiammate testa la tenuta della traversa. Decisivo.

Consigli: inoperoso nel primo tempo. Esaltato nella ripresa. Almeno tre le parate decisive annotate sul taccuino. Non sbaglia nulla quando il Benevento tenta un confuso arrembaggio. Quasi decisivo.

Magnanelli: con il più giovane e già blasonato Locatelli detta legge a centrocampo. Merita il plauso per abnegazione e precisione tattica. Sostituito nella ripresa per evidente affaticamento. Magnifico.

Lapadula: il criticatissimo centravanti sannita dimostra di essere imprescindibile nella fase offensiva sannita. Con lui in campo i sanniti riesco a conquistare metri. Non fosse stato per l’esaltazione del portiere avversario, avrebbe rigustato dopo mesi la gioia del goal.

Ionita decisivo, Glik direttore, Gervinho non corre più

Ionita

Ionita: onesto lavoro sporco nel primo tempo, modesto inizio ripresa. Poi, al minuto 66, trova il tempo dell’inserimento su un calcio d’angolo e insacca una palla che se non decisiva per la salvezza, lo è per il match. Impossibile non perdonargli tutto e non assegnargli la palma del migliore in campo.

Glik: sblocca il match su assist del compagno di reparto Barba e illude i sanniti. Concentrato e diligente. Deve aver ripassato il manuale di regia difensiva durante la sosta forzata per squalifica e quelle per nazionali. Ed è tutta un’altra musica, almeno fino a quando il Parma non passa a tre in attacco e la fatica si fa sentire.

Hetemaj: solita partita di abnegazione e sagacia. Ha anche il merito di piazzare con precisione millimetrica la palla sulla testa di Barba cui non rimane che metterla per il gol di Glik. Affidabile e inossidabile.

Kurtic: il suo innesto cambia l’inerzia della partita. Tira, ritira e segna. È il più volenteroso dei suoi. Non cede mai.

Man: il più pericoloso degli avanti parmigiani. Agguanta sul finire un pareggio sostanzialmente inutile per il suoi.

Montipò: alterna buone parate a voli pindarici e respinte che sono assist per gli avversari. Inaffidabile.

Gervinho: un tempo ingranava la quarta e sfrecciava. Ora non ha il tempo di mettere la freccia che lo fermano. Mai pericoloso. Dovrebbe essere uno spauracchio. Non se lo fila nessuno.

Brugman: non copre e non imposta. Quando non sbaglia il passaggio, sbaglia la scelta. Devastante. Per i suoi. Non rientra nella ripresa.

Laurini: falloso, nevrotico, inconcludente. Non supera mai il diretto avversario e non copre. Resta negli spogliatoi con il compagno di cui al punto precedente.

Partita: una delle più brutte viste quest’anno in serie A. Alta la posta in gioco, ma…

Gaich e Montipò regalano l’impresa a un ritrovato Benevento

Beneventogruppo e atteggiamento: il Benevento ritrova compattezza, coesione, agonismo, aggressività, tenacia. Queste le armi messe in campo nel girone di andata e poi smagliatesi nel 2021. Nella partita più difficile, nel momento cruciale i gladiatori sanniti si ritrovano. E trovano la vittoria.

Gaich: assillante nel pressing, diligente nella fase di non possesso, rapace come i goleador d’altri tempi, efficace nel realizzare in occasione dell’unica chance a disposizione. Micidiale.

Hetemaj: È l’anima della squadra, sembra giochi per dare l’esempio. Copre, recupera e imposta in ogni modo, nei contrasti, da terra, saltando, tuffandosi. Gioca un calcio che è anche pentathlon. Irriducibile e trascinatore.

Foulon: dopo la gara da incubo con la Fiorentina, Inzaghi lo schiera per necessità, in mancanza d’alternative. Il belga ce la mette tutta e sulla fascia ingaggia un duello che dai toni epici con Kukusesky nel primo tempo e con Danilo nel secondo tempo. Nell’area propria è pericoloso con interventi sgraziati (vedi il primo episodio VAR) e potenzialmente dannosi (vedi episodio rigore su Chiesa). Merita il riconoscimento per lavoro sfibrante di copertura.

Montipò: salva in almeno due occasioni su Ronaldo. E questo gli vale quale bonus per l’uscita folle in scivolata che lo porta col pallone tra le mani fuori d’area.

De Ligt: difficile trovare una buona prestazione tra i bianconeri. L’olandese, che pure si rende protagonista di qualche svarione, è l’unico che a stento si salva nel naufragio.

 

Ronaldo: il Ronaldo involuto degli ultimi tempi. Spreca tre occasioni e due punizioni che in tempi normali gli sarebbero valsi almeno la doppietta. Irriconoscibile.

Arthur: si fa fatica a credere che abbia indossato la maglia blaugrana. Pirlo lo mette al centro del gioco ma lui non riesce a immaginare gioco. Scontato, lento, a volte impreciso. È autore del passaggio lungo, centro e orizzontale che Gaich accalappia per andare in gol. Impresentabile (ed è costato 70milioni).

Chiesa: inizia a sinistra. Viene annientato da Improta (ed è quanto dire) per 40′. Pirlo lo sposta a destra ma la musica non cambia. Secondo tempo più di rabbia che di gamba e testa. È protagonista di un episodio dubbio in area. L’arbitro non assegna il rigore, che pure poteva starci, probabilmente anche per il suo abbandonarsi. In penitenza.

Pirlo: schiera l’ennesima riformulazione del centrocampo impantanandosi nelle contromisure dell’amico, rivale per un giorno, Inzaghi. Nel secondo tempo prova ad avanzare i terzini e accentrare Kulusevsky e Chiesa. Unico effetto: assembramento inconcludente a ridosso dell’area giallorossa. Confuso.

Caprari: entra per uno sfibrato Lapadula. Non tiene mai palla, non salta mai l’uomo.

Ribery e Vlahovic da urlo, Glik vaporoso in un Benevento mansueto

Pagelle complicate.

Benevento: angoscioso. Mansueto nel primo tempo come se stesse giocando il trofeo della birra. È in campo, invece, per uno scontro salvezza. Quella che dovrebbe essere una trincea in mezzo al campo, il primo sbarramento, è una fila di sedie a sdraio sulla spiaggia. Fuori stagione. Attaccanti, centrocampisti e terzini della viola assaltano liberamente l’area sannita. La difesa tracolla, inevitabilmente. Nella ripresa il tentativo di recupero, con il centrocampo riassestato da Inzaghi e l’orgoglio attizzato dalla presumibile cazziata, è un fuoco di paglia.

Glik: non bastano le attenuanti di cui sopra. È sempre due minuti (si due minuti) in ritardo su Vlahovic. Compito a casa: scrivere duemila volte “non fare accomodare l’attaccante avversario”.

Barba: è l’unico dei sanniti che nella ripresa non si accorge che si è passati dall’horror al road movie. Prova a chiudere la partita per la Fiorentina, prima che ci pensi la coppia Ribery-Eysseric, con un paio di rinvii farlocchi.

Pulgar: è l’unico sottotono del centrocampo schierato da Prandelli. Si nota per un fallo inutile e cattivo a centrocampo che gli costa il cartellino giallo.

Inzaghi: il centrocampo a tre con atteggiamento sbarazzino è sovrastato, bucato, sbeffeggiato dagli avversari. L’alto tasso tecnico di Bonaventura, Eysseric e Ribery, che parte da dietro, avrebbero dovuto indurre un atteggiamento diverso. Probabilmente il peggior approccio tattico della stagione.

Ribery: gioca da trequartista più che da attaccante. Scombussola gli avversari che non capiscono e non riescono a stargli dietro. Non segna ma entra in tre dei quattro gol viola. Delizioso l’assist per Eysseric in occasione del quarto gol che chiude il match.

Eysseric: è il jolly del centrocampo viola. Attacca e copre (per quel poco che occorre). Serve palloni su palloni lungo linee non banali. Impreziosisce la serata mettendo a frutto l’assist splendido di Ribery in occasione del quarto gol.

Vlahovic: tre gol gli valgono gli varrebbero il titolo di uomo partita (che per noi spetta a Ribery). Il terzo è gol è una perla, uno dei gol più belli della stagione. Svicolato da Glik (non ci voleva molto stasera) sulla trequarti, scende e piazza una palla a giro che passa sotto l’incrocio dei pali. Saremmo tentati di scrivere immarcabile, ma la presenza effimera di Glik induce alla prudenza.

Caprari: si danna per mezz’ora nella ripresa, provando a suonare la carica e guidare la rimonta. Spreca dopo un dribbling in area tra tre uomini viola, serve un paio di assist strepitosi non raccolti dagli spenti compagni.

Spezia – Benevento: Viola imperioso, Gaich splende, ma un super Gyasi porta i liguri al pareggio

Viola: leader, si impone per lucidità e velocità di pensiero. Non lesina in fase di copertura, è ovunque senza cedere mai. Nell’azione del gol serve di prima una palla recuperata. Metà del gol è suo. Molto della superiorità dei giallorossi dipende da lui.

Gaich: alla prima da titolare, alla prima occasione limpida spiazza due difensori e trafigge il portiere avversario sul suo palo, con una finta da grande attaccante. Se confermasse quanto visto sin qui potrebbe essere la svolta per il poco prolifico attacco sannita.

Gyasi: è il più brillante dell’attacco spezzino. Suggella la prestazione con un filtrante buca la difesa sannita occasione del gol che lascia apertissima la combutta per restare in A.

Maggiore: il suo innesto stravolge l’inerzia della partita. Disarciona il controllo sannita della partita, mettendo il centrocampo sotto il suo protettorato.

 

Ricci: sovrastato da Viola, Ionita e Hetemaj, si smarrisce. Non costruisce e non copre. Disastroso.

Nzola: il temuto centrale d’attacco dei liguri è confuso ed evanescente. Divora un gol clamoroso a inizio match. Più che riscattarsi si demoralizza. Non riesce mai a tenere una palla né a essere pericoloso.

Moncini: entra per sostituire Gaich ma lo sa solo il tabellino. Mai utile a trattenere un pallone o a far salire la squadra. men che meno si sacrifica in copertura. Distratto per essere eufemistici.

Tello: schierato forse per necessità nel nuovo efficace assetto ideato da Inzaghi. Ha perso dimestichezza col campo e appare smarrito.