Pippo Inzaghi ha scelto il Benevento per riagguantare la Serie A

Pippo Inzaghi, si sa, vuole assolutamente riagguantare la Serie A. E per farlo, salvo ripensamenti dell’ultima ora, ha deciso di cedere alle lusinghe del Benevento, come confermano in queste ore anche gli esperti di mercato Gianluca Di Marzio e Alfredo Pedullà. A convincerlo è stato probabilmente il forte pressing del presidente Oreste Vigorito e del direttore sportivo Pasquale Foggia. Inzaghi, soprattutto dopo l’amara esperienza di Bologna, era alla ricerca di un progetto che lo convincesse a pieno. E quello prospettatogli dal patron giallorosso gli è parso più convincente rispetto a quello altrettanto ambizioso del retrocesso Frosinone. Ora bisognerà attendere solo la risoluzione del contratto che lo lega ancora alla squadra felsinea per l’annuncio. Entro sabato, quindi, dovrebbe arrivare anche l’ufficializzazione.

La scelta della Strega, a dispetto del depistaggio iniziale del presidente Vigorito, è in pratica ricaduta su un personaggio di grosso spessore. Basta guardare alla bacheca dei trofei vinti per capire lo spessore del personaggio. Un tipo che, da calciatore, ha infatti vinto tutto quello che c’era da vincere – Mondiale compreso – e sempre da protagonista. Poi, appesi gli scarpini al chiodo, ha deciso di mettersi in gioco come allenatore.

L’inizio è stato con la Primavera del Milan con ottimi risultati, poi – stagione 2014/2015 – Inzaghi è approdato sulla panchina della prima squadra rossonera. Un decimo posto e un esonero che poteva compromettergli sul nascere la carriera, ma lui – il Pippo nazionale – non è il tipo da demordere e a Venezia ha compiuto un piccolo miracolo portando la squadra dalla C alla B, fino a sfiorare la promozione in Serie A.

Massima serie che ha, comunque, riacciuffato la scorsa estate cedendo alle lusinghe del Bologna. In Emilia, però, è stata un’esperienza tutt’altro che esaltante a causa di un avvio choc: appena 14 punti in 21 partite. E a gennaio è arrivato l’esonero , con contestuale ricorso al portafoglio da parte del presidente Saputo, il quale ha capito che occorreva anche rafforzare una rosa che, al di là delle colpe del tecnico, era apparsa a tutti assolutamente inadueguata.

E per non compiere il medesimo errore dello scorso anno, stavolta Inzaghi ha preferito valutare meticolosamente i progetti prospettatogli dal Benevento e dal patron del Frosinone Stirpe prima di decidere. Perchè lui, il Pippo nazionale, massimo due anni, vuole tornare in Serie A. Proprio la durata del contratto che si appresta a firmare con la Strega. Due anni che, del resto, coincidono anche con l’ultima parte del progetto triennale avviato la scorsa estate dal patron Vigorito per tornare in Paradiso.

Lopez si confessa alla Gazzetta: “Difficile dimenticare l’entusiamo di Benevento e i metodi di Auteri”

Questa sera affronterà l’ultima sfida della stagione, quella del dentro o fuori tra Venezia e Salernitana, e sarà chiamato a mettere a disposizione dei compagni la sua lunga esperienza sui campi taliani. Da Brescia, dove approdò nel 2009, passando poi per Benevento, Spezia e Ternana, fino ad approdare alla Salernitana lo scorso gennaio.

Walter Lopez, 33 anni, ha parlato della sua esperienza italiana in una lunga intervista rilasciato oggi alla Gazzetta dello Sport. E si è soffermato, in particolare, sul sogno mai realizzato di giocare in Serie A: “Vero, la mia stranezza: l’ho conquistata anche con il Brescia e con il Benevento, ma non ci ho mai giocato. Non ho rimpianti, ma un po’ mi manca, specialmente quella di Brescia, uno squadrone. In attacco c’erano Possanzini, Caracciolo e Flachi. In quel momento ero anche nel giro della nazionale uruguaiana, la mia carriera avrebbe potuto svoltare“.

Lopez si è poi soffermato sul forte legame con l’Italia: “Mi sento italiano, ho altri due anni di contratto con la Salernitana. Ho la famiglia a Lecce e qui voglio fermarmi dopo aver smesso di giocare. Ho trovato grande entusiasmo un po’ dovunque, ma specialmente a Benevento con le due promozioni in due anni. E in Italia sono diventato un difensore completo: alla grinta di un sudamericano ho aggiunto la preparazione tattica che da altre parti non c’è“.

Parlando infine degli allenatori che ha avuto in Italia, il difensore della Salernitana ha riservato parole d’amore all’ex tecnico Gaetano Auteri. “E non dimentico Auteri a Benevento. Ha un modo particolare di allenare, a cominciare dai gradoni, che usa solo lui. E Zeman“.

Vigorito ai tifosi: “Per tornare in Serie A occorre avere pazienza, non deve essere un’ossessione”

Più che un incontro dedicato ai giornalisti, quello di ieri al President Hotel è parso piuttosto un discorso che il presidente del Benevento Oreste Vigorito ha voluto rivolgere direttamente ai tifosi.

Chi si aspettava l’annuncio del nuovo tecnico è rimasto pertanto deluso. Il patron giallorosso si è, infatti, limitato semplicemente a tracciare un identikit della figura che sarà chiamata a guidare la squadra il prossimo anno: un tecnico ambizioso ma non presuntuoso, umile ma non remissivo; non un santone o ex campione del mondo bensì uno che non si vede in tv e soprattutto non sia votato all’ortodossia tattica. Un passaggio, quest’ultimo, che ha segnato una netta linea di demarcazione rispetto al passato più recente. Probabilmente il prescelto dovrà liberarsi in queste ore da precedenti vincoli contrattuali. Di qui l’insolita attesa, anche perchè il presidente Vigorito vuole affidarsi, e il discorso vale anche per i calciatori, a gente fortemente motivata. Di fronte a eventuali tentennamenti avrebbe, quindi, già voltato pagina.

Ma la parte più interessante della conferenza stampa tenuta da Vigorito ha riguardato, come si diceva, il messaggio rivolto ai tifosi. Innanzitutto, il presidente ha annunciato che il prezzo degli abbonamenti non subirà variazioni. Prezzi popolari, dunque, per premiare la fedeltà dello zoccolo duro dei distinti e delle curve, vera anima di quel tifo giallorosso che è stato il fiore all’occhiello della stagione vissuta in Serie A e che deve tornare ad essere l’arma in più del Benevento.

Di qui l’invito del presidente a mettere da parte, anche sui social, critiche o polemiche apparse talvolta persino surreali (come la tesi che la proprietà che non vuole tornare nella massima serie) e a stringersi, invece, maggiormente attorno alla squadra e al suo futuro allenatore, dimenticando l’ubriacatura della Serie A. Anche perchè quella del Benevento resta pur sempre una dimensione provinciale (“Se si pensa di essere diventati qualcosa di più, allora non basta Vigorito. Servirebbero le istituzioni, gli imprenditori locali e anche quei tifosi che oggi non vengono allo stadio“).

Secondo il patron della Strega, quindi, il ritorno nella massima divisione deve essere un obiettivo da perseguire attarverso una paziente programmazione, non un’ossessione. Programmazione che, va ricordato, ha consentito finora al Benevento di crescere a livelli inimmaginabili solo qualche anno fa.

Insomma, un messaggio che per molti versi ha richiamato alla mente il motto reso famoso da Rafa Benitez: “Sin prisa ma sin pausa“. Per tornare in Serie A, dunque, occorre avere tanta pazienza e soprattutto c’è bisogno del sostegno convinto dei tifosi perchè senza l’unione di tutte le componenti non si va da nessuna parte.

Beppe Iachini smentisce i contatti, ma riserva parole intrise di miele al Benevento

Più che una secca smentita, l’intervista rilasciata oggi da Beppe Iachini al Sannio Quotidiano sembra quasi una sorta di dichiarazione d’amore nei confronti del Benevento e del suo patron Oreste Vigorito: “Ormai si tratta di una piazza di assoluto spessore che ha voglia di calcio a certi livelli, il tutto anche grazie alla proprietà che ha sempre fatto grandi sforzi per poter arrivare in alto e per portare la piazza ai massimi livelli”.

Parole intrise di miele, insomma, che fanno da contraltare alla smentita: “Non ho avuto al momento alcun contatto con la società del Benevento e non so se ci sarà in futuro. Ho ricevuto alcune chiamate da squadre di Serie A e sto valutando un po’ di situazioni che potrebbero venirsi a creare. Aspetto anche di ascoltare un progetto, vediamo però cosa ne salterà fuori. È ovvio, però, che se dovesse capitare un’occasione importante anche in Serie B la prenderò comunque in considerazione. La Serie A me la sono conquistata vincendo quattro campionati in cadetteria ma è chiaro che valuterò ogni tipo di situazione, come è giusto che sia nel nostro lavoro“.

L’artefice delle promozioni in Serie A di Chievo (2008), Brescia (2010), Sampdoria (2012) e Palermo (2014) smentisce, dunque, le voci che sono circolate in queste ore a proposito di una possibile trattativa in atto con la Strega ma lascia comunque uno spiraglio aperto.

Sicuramente non ha dalla sua la spettacolarità del gioco praticato dalle squadre sinora allenate o quella giovane età che sembrerebbe essere uno dei requisiti richiesti dalla società nel casting in atto in queste ore, ma ha comunque il vantaggio di conoscere le difficoltà a cui vanno incontro sia le squadre che lottano per conquistare la Serie A che quelle che lottano per non retrocedere in Serie B. Elemento non trascurabile, quest’ultimo, per una società come il Benevento che nella massima serie vuole approdarci per rimanerci il più a lungo possibile.

Non è, infine, da sottovalutare nemmeno il fatto che Iachini è gia subentrato a Bucchi lo scorso anno a Sassuolo e, quindi, rispetto ad altri tecnici ha il vantaggio di conoscere le metodologie di lavoro del predecessore e anche gli eventuali correttivi da apportare.

Insomma, quella di Iachini resta una delle ipotesi più accreditate per la successione a Bucchi, nonostante la distanza siderale da quell’estetica dezerbiana che pure resta uno dei parametri più importanti nella scelta del nuovo allenatore.

Giovedì verrà ufficializzato l’addio di Cristian Bucchi

Giovedì sera al President Hotel il presidente Oreste Vigorito ufficializzerà l’addio di Cristian Bucchi.

Un epilogo inatteso, almeno per le modalità con cui è avvenuto. Il tecnico romano, subito dopo il clamoroso epilogo della semifinale con il Cittadella, ai microfoni di Ottochannel aveva infatti ribadito la sua disponbilità a rinnovare il contratto in scadenza il 30 giugno. Anche il paterno abbraccio di Vigorito nell’immediato dopopartita lasciava in qualche modo presagire un proseguimento del rapporto.

Poi, dopo il summit tra il presidente, l’allenatore e il diesse Pasquale Foggia, qualcosa è cambiato e Bucchi ha probabilmente intuito che la sua esperienza nel Sannio era ormai giunta ai titoli di coda.

L’ex tecnico di Sassuolo e Perugia, corteggiato da importanti società della cadetteria, ha capito che il clima che lo avrebbe accompagnato il prossimo anno non sarebbe stato dei migliori e che la disastrosa prova offerta dai suoi ragazzi contro il Cittadella aveva in qualche modo minato persino la fiducia incondizionata del presidente. Di qui la decisione di lasciare.

Bucchi, com’è noto, viene generalmente considerato un allenatore offensivista, molto votato allo spettacolo. Per questo motivo due anni fa era stato scelto da Squinzi come erede di Di Francesco al Sassuolo e per l’identica ragione la scorsa estate Vigorito gli aveva affidato l’eredità di Roberto De Zerbi.

Per ironia della sorte, però, il Bucchi visto all’opera quest’anno a Benevento è mancato proprio in quella che doveva essere la principale caratteristica della squadra: la spettacolarità.

Il primo impatto aveva lasciato ben sperare: dapprima la vittoria in Coppa Italia a Udine, poi l’avvincente rimonta con il Lecce e la travolgente vittoria nel derby con la Salernitana avevano creato grandi attese in un pubblico ancora profondamente legato a De Zerbi e al suo calcio spumeggiante.

Subito dopo, però, erano affiorati i primi mugugni per l’atteggiamento troppo sparagnino tenuto dalla squadra nelle pur vittoriose trasferte di Cittadella e Venezia. Mugugni alimentati  anche da una parte della stampa e sfociati inevitabilmente in una prima contestazione dopo le due sconfitte consecutive rimediate contro il Foggia e il Pescara.

A quel punto l’ombra di De Zerbi è tornata prepotentemente ad aleggiare sul Vigorito e neanche il filotto di dieci risultati utili consecutivi, ottenuto peraltro con un gioco lontano anni luce dalla filosofia dezerbiana, è servito a ricucire uno strappo che, dopo l’eliminazione dai play off ad opera del Cittadella, è diventato addirittura insanabile.

Di Cristian Bucchi resterà, comunque, il ricordo di una persona corretta, mai fuori dalle righe e sempre ben disposto anche nei confronti di chi lo criticava aspramente. Insomma, un signore d’altri tempi.

In bici da Lecce a Benevento per solidarietà (e pegno), l’impresa triste di Lucioni

Alla fine è prevalso il buon senso e la nuova sede scelta da Fabio Lucioni (non più lo stadio Vigorito, bensì la centralissima Rocca dei Rettori) per la conclusione del tour “Pedialiamo insieme contro la Sla” ha disinnescato ogni possibile contestazione da parte degli ultras del Benevento. Ad attenderlo, davanti alla sede della Provincia, c’erano infatti solo i familiari, i rappresentanti AISLA Onlus e pochi curiosi. Solo in lontananza qualche fischio. La terza tappa dell’itinerario di circa 400 km che ha portato il difensore del Lecce e i suoi amici di Salento Bike dapprima ad Altamura e Lacedonia e ieri, infine, nel capoluogo sannita, dove il calciatore ha casa e torna regolarmente quando è libero dagli impegni calcistici, si è insomma conclusa in maniera pacifica e tranquilla, a dispetto di quanto lasciava presagire l’infuocata vigilia.

Una parte della tifoseria del Benevento aveva, infatti, interpretato come una sorta di provocazione la scelta di concludere la pedalata nel piazzale antistante lo stadio Ciro Vigorito, anche perché il tutto era nato quando Lucioni, intervistato da Dazn agli inizi del mese di maggio, aveva promesso che sarebbe tornato in bici a Benevento in caso di promozione del Lecce in Serie A.

Poi, per tenere fede alla promessa, aveva deciso di trasformare la pedalata in un’iniziativa per raccogliere fondi a favore dell’AISLA Onlus ma la scelta di concludere il tour proprio davanti allo stadio aveva provocato molto malumore e, l’altra sera, vicino all’impianto erano apparsi degli striscioni molto duri, al pari del messaggio pubblicato sulla pagina Facebook della Curva Sud: “Vogliamo ricordare al signor Lucioni che il rapporto tra la città di Benevento e lo stesso si è chiuso da tempo. Non accettiamo, per nessun motivo, che venga a deriderci in casa nostra, e se così sarà, si prenderà le dovute conseguenze del caso”.

Un clima che ha, conseguentemente, indotto lo Zio a cambiare itinerario. All’arrivo nel capoluogo sannita il difensore del Lecce è comunque apparso molto sereno: “E’ una cosa nata quasi per gioco e, ci tengo a ribadirlo, non per prendere in giro qualcuno. Mi fa piacere che ci sia stata una buona adesione e lunedì aspettiamo anche il versamento promesso dagli sponsor. Subito dopo renderemo pubblica, attraverso la mia pagina Facebook, la cifra complessivamente raccolta”.

Lucioni ha, quindi, dedicato un pensiero alla moglie, la beneventana Valeria Furno: “Ha avuto un ruolo importante in quest’iniziativa. Due anni fa decidemmo di mettere all’asta la mia fascia di capitano, quella della storica promozione del Benevento in Serie A. Stavolta abbiamo deciso di trasformare questa pedalata in un’altra occasione di sostegno a favore dei malati di Sla. Per questo motivo la posizione assunta da alcuni tifosi del Benevento non mi interessa. Non voglio assolutamente mischiare le due cose. Poi, ci sarà anche il tempo, se lo vorranno, per dei chiarimenti”.

Lucioni è, infine, tornato a parlare anche del clamoroso addio della scorsa estate e del suo rapporto con la città: “I motivi del divorzio sono noti sia alla società che al sottoscritto. In ogni caso, mi sento con la coscienza a posto. Piuttosto ci tengo a ribadire che Benevento è diventata la mia casa”.

(dall’edizione pugliese del Corriere del Mezzogiorno)