Benevento-Ascoli trentanove anni dopo

C’è un filo rosso che lega la città di Benevento all’indimenticato “presidentissimo” dell’Ascoli, Costatino Rozzi: lo stadio Ciro Vigorito, che inizialmente si chiamava Santa Colomba. A costruirlo alla fine degli anni Settanta, al pari al pari del Cino e Lillo Del Duca di Ascoli, del Via del Mare di Lecce, del Partenio-Adriano Lombardi di Avellino e del Nuovo Romagnoli di Campobasso, fu infatti proprio l’artefice del miracolo bianconero.

Imprenditore edile con la passione del calcio, nei suoi 26 anni al timone della società bianconera conquistò una promozione in Serie B, quattro promozioni in Serie A, una Mitropa Cup, un quarto e un sesto posto nel massimo campionato.

Il personaggio

La tenace difesa del calcio provinciale e le doti di schiettezza, simpatia e verve popolare, fecero di Rozzi una vera icona del calcio della sua epoca, assieme ad altri storici presidenti come Romeo Anconetani, Angelo Massimino e Antonio Sibilia.

Fu anche un grande visionario. Nel lontano 1979 disse: “A lungo andare avremo un campionato europeo con le più grosse società di ciascun Paese e, parallelamente, un altro campionato a carattere nazionale se non addirittura regionale con le altre. Juve, Inter, Milan, Torino finiranno inevitabilmente nell’élite e le altre migliori si misureranno in un diverso torneo. Non c’è via d’uscita. Certo all’inizio avremo un trauma non indifferente ma quando ci saremo abituati tutto sembrerà più normale.“ All’epoca fu sbeffeggiato per quelle parole, oggi quella profezia non appare poi così lontana dall’avverarsi.

Le sue apparizioni al Processo del lunedì restano un cult e non le mandava a dire nemmeno ai suoi tifosi. Una volta sorprese tutti dichiarando: “Quando si tratta di delinquenti, non ammetto che si nascondano sotto la bandiera bianconera. Contro il Bologna ho visto lo striscione con la foto di Mussolini e mi sono vergognato. Di questa gente non abbiamo bisogno.“

I calzini rossi

Era anche molto scaramantico: indossava calzini rossi in occasione di tutte le partite della sua squadra. Per questo motivo l’Ascoli, dopo la sua morte, decise di onorarne la memoria indossando i calzettoni rossi in occasione della partita di campionato più vicina all’anniversario della scomparsa (18 dicembre 1994).

Due anni fa accadde proprio a Benevento, nello stadio che Rozzi aveva costruito e anche inaugurato il 9 settembre del 1979 acconsentendo all’allestimento dell’amichevole di lusso (per l’epoca) Benevento-Ascoli nel corso della quale Paolo Saviano siglò la prima rete giallorossa al Santa Colomba.

Sabato prossimo, a trentanove anni di distanza, Benevento e Ascoli torneranno nuovamente ad affrontarsi in quello stadio che, grazie ai vari restyling operati dal presidente Oreste Vigorito, sarebbe  ancor di più che in passato motivo di grande orgoglio per l’imprenditore Costantino Rozzi.

L’inaugurazione

Le immagini della prima partita

Il ricordo di Paolo Saviano

L’anomalia di una Serie B con meno partite e più soste

Il rinvio a causa del maltempo dell’incontro in programma questa sera a La Spezia rappresenta un ulteriore ostacolo dal punto di vista psicologico per il cammino del Benevento in un campionato, quello di Serie B, che quest’anno è assolutamente diverso dai precedenti.

Le vicende relative a fallimenti, mancati ripescaggi e nuovo format a 19 squadre (ancora non definitivo) hanno in qualche misura già condizionato l’annata poiché hanno innanzitutto introdotto un anomalo turno di riposo. Una sosta forzata che, in alcuni casi, è andata ad aggiungersi allo stop per le Nazionali e che, conseguentemente, ha finito per penalizzare quelle squadre che, come il Benevento, sono state costrette a lunghe pause.

Un elemento, quest’ultimo, che indubbiamente ha spezzato il ritmo ai giocatori, soprattutto dal punto di vista mentale, in una fase della stagione in cui solitamente viene fuori la vera identità di una formazione.

Il pensiero di Bucchi

Del resto, lo stesso tecnico Cristian Bucchi, che pure non è solitamente aduso alla lamentazione, ha più volte sottolineato quest’ulteriore handicap che la sua squadra ha dovuto fin qui incontrare, passando da veri e propri tour de force a lunghe e snervanti pause. Basti pensare, ad esempio, al tempo intercorso tra le due sconfitte consecutive patite con Foggia e Pescara e le successive partite con il Livorno e la Cremonese, che hanno denotato un diverso approccio mentale da parte della squadra.

E non poteva essere diversamente, visto che con il Livorno si è scesi in campo dopo due settimane passate a rimurginare sul precedente doppio passo falso e senza avere la possibilità di cancellare subito le prime critiche della stagione. Di qui il differente approccio e la minore tensione che ha caratterizzato la pur sofferta vittoria di domenica scorsa rispetto alla precedente gara.

Ma a condizionare ulteriormente la stagione, oltre all’aleatorietà di una classifica che non pone tutte le squadre sullo stesso livello a causa della differenza di gare disputate, vi è un altro innegabile dato: il minor numero di gare da affrontare complessivamente (sei in meno se non dovesse essere riammessa l’Entella).

Improvvisi crolli e prodigiosi recuperi

Uno degli aspetti che negli ultimi anni ha reso particolarmente affascinante il campionato di Serie B è stato soprattutto quello degli improvvisi crolli o dei prodigiosi recuperi nel finale di stagione. Un effetto determinato proprio dall’alto numero di gare da disputare, che costringeva i tecnici a mettere in atto particolari accorgimenti dal punto di vista della preparazione o a far leva sulla possibilità di recupero come ulteriore stimolo da utilizzare nei momenti di difficoltà.

Di qui la profonda diversità di un’annata assolutamente anomala e sicuramente più difficile, soprattutto per quelle squadre che aspirano alla promozione in Serie A che, a differenza che in passato, non possono permettersi troppe disattenzioni nella prima parte del campionato.

La rivincita degli ex “sloveni” Coda e Billong

Tra i maggiori protagonisti delle due vittorie consecutive con Livorno e Cremonese sicuramente vanno annoverati il bomber Massimo Coda, che ha complessivamente segnato due reti, colpito un palo e confezionato un assist, e il centrale difensivo Jean-Claude Billong, vero e proprio talismano della squadra di Bucchi, perchè con lui in campo il Benevento finora non ha mai perso.

Due calciatori accomunati dal fatto di essere stati spesso al centro di feroci critiche da parte della torcida giallorossa (soprattutto lo scorso anno in Serie A) e di aver militato entrambi nel campionato di massima divisione sloveno.

Il Maribor

Il roccioso difensore franco-camerunense è stato, infatti, acquistato un anno fa proprio dal Maribor, la squadra campione di Slovenia in cui aveva, tra l’altro, collezionato ben 5 presenze in Champions League (giocando contro formazioni da urlo come Siviglia, Liverpool e Spartak Mosca).

Il Gorica

Meno nota è, invece, la parentesi slovena dell’attaccante di Cava dei Tirreni che, nel 2013, fu mandato dal Parma a farsi le ossa nella società satellite del Gorica, allenata dall’ex bandiera Gigi Apolloni.

Un’esperienza estremamente positiva, perchè l’attaccante cresciuto nella Cavese mise a segno ben 17 reti e confezionò 7 assist. Prestazioni che consentirono alla squadra di  Nova Gorica, in cui militava all’epoca anche Gianluca Lapadula, di vincere anche la Coppa di Slovenia (proprio contro l’ex squadra di Billong,il Maribor) e a Coda di essere addirittura eletto, a fine stagione, miglior giocatore del campionato sloveno.

Il destino comune

A unire i due protagonisti dell’attuale riscossa del Benevento vi sono, dunque, due aspetti: le difficoltà di ambientamento nel capoluogo sannita (entrambi, in momenti diversi, hanno addirittura chiesto di essere ceduti) e il comune passato nella PrvaLiga.

E chissà che al termine della stagione non possa esserci anche un’altro altro aspetto a unirli ulteriormente, come sperano vivamente i tifosi della Strega

Il Benevento è in testa alla classifica degli spetttatori

A Benevento, nonostante la retrocessione dalla Serie A e un inizio di campionato altalenante, la passione per squadra giallorossa fa registrare livelli altissimi.

I sanniti, dopo otto giornate di campionato, guidano infatti saldamente la classifica degli spettatori della Serie B con una media di 13.122 presenze a partita, quasi il doppio rispetto alla media generale della serie cadetta (7.256 spettatori a partita) e con una percentuale di utilizzo dei posti disponibili allo stadio che raggiunge il 77,8%. Un dato, quest’ultimo,  inferiore solo a quello della Cremonese (92%), il cui stadio ha però una capienza di soli 7.490 posti mentre il Ciro Vigorito ne può contenere 16.867.

A colpire è soprattutto la distanza con le altre squadre: al secondo posto della classifica si attesta l’Hellas Verona con una media di 11.344 spettatori mentre al terzo posto c’è il Lecce con una media di 10.426 presenze. Senza considerare, poi, il notevole divario con altre piazze storiche come Foggia (10.114), Perugia (7.638), Brescia (6.156), Ascoli (5.985) e Palermo (5.701). Tra l’altro, la media spettatori dei sanniti è persino superiore a quella di due squadre di Serie A, e cioè la Spal (12.712) e l’Empoli (10.682).

Il Benevento, inoltre, detiene saldamente anche il record di abbonati della Serie B con complessive 8.435 tessere vendute durante la campagna estiva (l’Hellas Verona, che occupa il secondo posto, ne ha 7.405, il Foggia 7.346 e il Lecce 6.851) e l’incontro  che finora ha fatto registrare la maggiore affluenza in assoluto è stato il derby Benevento-Salernitana (13.622 presenze) dello scorso 21 settembre.

Insomma, una vera e propria “febbre giallorossa” favorita anche dalla politica dei prezzi attuata dalla società e dalle numerose agevolazioni riservate alle famiglie e ai tifosi provenienti dai vari centri della provincia.

E’ facile, dunque, prevedere che ci sarà il pienone anche per la sfida Benevento-Cremonese in programma questo pomeriggio alle 15 allo stadio Ciro Vigorito. Una gara che gli uomini di Bucchi dovranno affrontare con la massima concentrazione perché la Cremonese, assieme Pescara, è l’unica squadra finora imbattuta e vanta anche la miglior difesa con appena 4 gol subiti.

(tratto dall’edizione cartacea del Corriere del Mezzogiorno)

 

Sarà una Cremonese agguerrita, nonostante le tante assenze

La partita BeneventoCremonese richiama inevitabilmente alla mente il filo che lega le due città sul piano della produzione dolciaria, come ha ricordato Daniele Sauchelli su Anteprima24.it.

Se a Benevento, infatti, spetta la paternità dell’origine della produzione del torrone, a Cremona si deve invece il nome del tradizionale dolce natalizio che, secondo gli storici, deriva dal Torrazzo a cui si si ispirarono i pasticceri di corte per realizzare il dolce che celebrò il matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza.

Una sfida tutt’altro che doce

La sfida tra giallorossi e grigiorossi che andrà in scena domani pomeriggio allo stadio Ciro Vigorito si preannuncia, però, tutt’altro che dolce, poichè entrambe le formazioni hanno necessità di vincere.

Il Benevento deve conquistare i tre punti per consolidare la rincorsa al vertice della classifica di Serie B e cancellare la prova non proprio entusiasmante fornita lunedì scorso contro il Livorno.

La Cremonese, dal canto suo, pur essendo ancora imbattuta (al pari del Pescara), ha fin qui vinto solo due partite sulle sette complessivamente disputate. Un pò poche per una formazione che, pur puntando sulla carta ad una salvezza tranquilla, spera di poter aspirare a qualcosa in più, grazie anche alla presenza in panchina di un tecnico di spessore come Andrea Mandorlini.

Tre partite in sei giorni

Un colpaccio a Benevento potrebbe, quindi, rappresentare un momento di svolta per la stagione dei grigiorossi, che comunque sbarcano nel Sannio senza Terranova, Paulinho e Perrulli. Assenze pesanti a cui potrebbe aggiungersi anche quella di Emmers, vittima di una distorsione alla caviglia destra. In compenso, però, Mandorlini avrà a disposizione Castrovilli, costretto a abbandonare il ritiro della Nazionale Under 21 per un problema al ginocchio, e Renzetti.

Quella di Benevento sarà, tra l’altro, la prima di un trittico di gare terribili: martedì sera, infatti, la Cremonese ospiterà il Venezia e  venerdì dovrà recarsi a Verona. Insomma, tre partite in sei giorni che serviranno a comprendere se la formazione allenata da Mandorlini può aspirare a qualcosa in più di una salvezza tranquilla. Un ulteriore motivo per affrontare la trasferta di Benevento con il coltello tra i denti.

 

La vittoria sul Livorno ha sfatato il tabù degli ex

La vittoria contro il Livorno è servita anche a sfatare un pericoloso tabù, oltre che a interrompere una pericolosa striscia negativa (doppia sconfitta consecutiva contro Foggia e Pescara) e riavvicinare il Benevento alla vetta della classifica,

La squadra allenata da Bucchi, infatti, non aveva mai vinto in campionato contro le avversarie che schieravano in campo ex calciatori del Benevento: un pareggio in casa per 3-3 contro il Lecce di Fabio Lucioni, Marco Mancosu e Pippo Falco, una sconfitta casalinga per 3-1 contro il Foggia di Fabio Mazzeo, Michele Camporese e Cristian Agnelli e, infine, una sconfitta per 2-1 sul campo del Pescara di Ledian Memushaj e Andrew Gravillon. Senza dimenticare, inoltre, che tre di loro (Mancosu, Falco e Camporese) avevano addirittura segnato. Insomma una sorta di maledizione dell’ex.

Anche lunedì sera, tra le fila del Livorno, c’era un ex di turno, Alessandro Bruno, ma la rete messa a segno da Massimo Coda su rigore ha consentito alla Strega non solo di vincere la partita ma anche di sfatare il pericoloso tabù degli ex.

Un particolare di non poco conto, soprattutto per gli scaramantici, in vista dell’incontro di sabato prossimo al Ciro Vigorito contro la Cremonese

Tra le fila dei lombardi milita infatti anche l’attaccante Mirko Carretta che, nella stagione 2011/2012, disputò ben 11 gare nel Benevento. Una presenza che, alla luce di quanto accaduto, sicuramente farà meno paura ai tifosi sanniti.